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Franca Rame non aveva ancora esalato l'ultimo respiro che
subito e' scattata nel paese la corsa da parte di una certa cultura
di sinistra e del Movimento 5 stelle ( che farebbe meglio ad occuparsi
del perche' perde voti ) per trasformarla in un santino
prima ancora che in una santa. Se ne sono sentite di tutti i colori:
“un paradigma di passioni civili”, “la dedizione generosa per gli altri
ne ha fatto una donna speciale”, memorabili le sue
“battaglie per i diritti civili e sociali al fianco di studenti e
lavoratori” tra poco sarà pubblicato “il suo testamento civile”, “una
grande donna”, che ha dato voce alla “vera sinistra”. A
ruota libera, senza nessun freno dettato da una analisi piu'
ponderata del personaggio o quantomeno da un minimo senso del ridicolo.
Un'orgia di piaggeria come solo in Italia capita di vedere.
Bene, una volta reso cristiano omaggio alla salma, vediamo un po' di
capire meglio chi era la signora Rame in Fo' e quali sono state queste
famose battaglie per i diritti civili e sociali. Quando
si parla di impegno civile il pensiero delle persone per bene corre
subito ai volontari che vanno in Africa, che lavorano nelle carceri per
il recupero dei detenuti, ai maestri nelle scuole di
periferia, nelle borgate con tassi elevati di criminalità. Ai medici
ospedalieri che sacrificano anche la famiglia e il proprio tempo,
tutto, per curare e salvare la vita, all' impegno dei
magistrati senza nome in prima linea, dei poliziotti e carabinieri
che credono nel loro lavoro nonostante tutto e rischiano la vita ogni
giorno. Questo per un italiano per bene, che lavora
duramente per mantenere decorosamente la famiglia, e' l'impegno
civile. Ma per altri no. Per altri l'impegno civile si identifica con la
militanza faziosa ed ottusa da una ben determinata parte
politica. Una militanza talmente faziosa e talmente ottusa da
arrivare a creare, con il fattivo e determinante contributo della
famiglia Fo' e della signora Rame, una organizzazione criminale
chiamata Soccorso Rosso militante, che, a dispetto del nome, di
caritatevole non aveva proprio nulla. Ma si occupava ben di altro. In
quegli anni terribili che presero poi il nome di "anni di
piombo" Soccorso Rosso era la mosca cocchiera che preparava il
crimine, vedi i selvaggi attacchi personali contro il Commissario
Calabresi, e la pattuglia di retroguardia che proteggeva
l'esfiltrazione di coloro che lo avevano compiuto. Ovvero, in povere
parole, era una organizzazione che spalleggiava ed aiutava volgari
assassini. Un vizio che peraltro non hanno ancora perduto.
Ricordiamo infatti le parole spese da certi personaggi, tipo Carla
Bruni, a favore di un assassino pluricondannato come Cesare Battisti,
tanto per ricordare un altro farabutto. La Signora Rame si
impegnava civilmente cosi', nel proteggere e nel sostenere in tutti i
modi la peggiore feccia della sinistra. Per capirci bene, non quella
che uccideva durante gli scontri di piazza. Un evento
doloroso ma almeno comprensibile. No, Franca Rame non amava il
militante dall'occhio febbricitante di passione, pronto a dare la
propria vita o a prenderne qualcuna durante un tumulto. No. la
Signora Rame amava le operazioni chirurgiche, fatte di notte, in
venti contro uno, armati di chiavi inglesi, le famigerate Hazet 36, un
oggetto lungo quarantacinque centimetri, del peso di tre
chili e mezzo con il quale questi eroi, questi alfieri dei popoli
oppressi, spaccavano ossa, aprivano crani e spargevano su qualche
marciapiede insanguinato la materia cerebrale di qualche
ragazzino di destra. Come il povero Sergio Ramelli, morto a 19 anni
dopo un pestaggio bestiale ed un'agonia atroce, durata un mese. Anche
per Ramelli ci fu un pensierino carino da parte della
famiglia Fo'. Questa volta da parte di Dario, il Premio Nobel, l'ex
paracadutista della RSI, il rastrellatore di partigiani riciclatosi
guitto e cantore della sinistra. "...Va beh...in fondo e'
morto solo un fascista....". Queste le parole di questo individuo
ignobile. Cosa era Ramelli dunque per questa gente, per i Fo' ? Cosa era
un ragazzo di 19 anni sbriciolato a colpi di chiave
inglese e lasciato ad agonizzare sull'asfalto di una Milano capitale
della vergogna ? Nulla, per il nostro Premio Nobel, Ramelli era un
fascista ed in quanto tale poteva essere ucciso a
piacimento, come un animale nocivo, poiche', come si gridava a
squarciagola nelle piazze in quel periodo: "Uccidere un fascista non e'
reato". E Soccorso Rosso e la famiglia Fo' e la Rame erano
fanatici sostenitori di questo imperativo...Uccidere i fascisti. Ed
allora nel '72 viene massacrato a pugnalate Carlo Falvella, uno studente
universitario di 22 anni, ed immediatamente Soccorso
Rosso parte con la sua propaganda mefitica, velenosa incivile,
infangando anche il ricordo di un bravo ragazzo pur di proteggere un
altro assassino schifoso ma il culmine lo si raggiunge con
l'"affaire" Mattei.
Papa' Mattei e' un operaio. Un operaio missino,
strano eh ? Eppure ce ne erano tanti. Viveva con la sua famiglia a
Primavalle, un quartiere popolare di Roma ed era il Segretario della
locale Sezione del MSI. Un uomo perbene, un padre amoroso,
un lavoratore. Una famiglia perbene i Mattei, stimata e benvoluta
nel quartiere, modesta ed onesta, dei bei figli. Il piu' piccolo,
Stefano, ha nove anni. A qualcuno Mattei da fastidio, quella
Sezione missina, nel cuore di un quartiere popolare da fastidio. Non
e' tollerabile. Se ne parla dentro Potere Operaio ed un gruppo di
giovani debosciati, tutti figli di famiglie ricche tra le
quali spiccavano i Perrone, proprietari del Messaggero, decide di
passare all'azione. A modo loro. Nemmeno le Hazet 36 questa volta.
troppo pericoloso in quel quartiere, magari dalle case
popolari sarebbero uscite persone in aiuto delle vittime e dunque
decisero di ricorrere alla peggiore delle infamie. Bruciarli vivi. Una
parte della famiglia riusci' a sfuggire al rogo, per i due
fratelli Virgilio e Stefano, il bambino di nove anni, non vi fu
nulla da fare. Morirono nella maniera piu' atroce. Bruciati vivi. Dopo
poche ore gia' si sapeva tutto. Nomi e cognomi degli autori
dell'epica impresa. Li sapevano a sinistra, li sapeva la Polizia e
li sapevano i responsabili delle organizzazioni giovanili del MSI che
con uno sforzo di disciplina immane rimasero comunque
immobili, con l'arma al piede ma ci volle tutto il carisma di
Giorgio Almirante per evitare una notte di San Bartolomeo perche' quei
giovani, estenuati da uno stillicidio di morte che pareva non
avere fine, intendevano farsi giustizia nella maniera piu' sommaria.
Non appena il quadro fu chiaro, non appena vi fu la certezza che erano
stati quelli di POTOP a commettere il misfatto,
Soccorso Rosso e la Rame e la famiglia Fo iniziarono la loro opera
infame, di disinformazione e di spargimento dei peggiori veleni. Mentre
Jacopo, il figlioletto, una iena immonda con le peggiori
caratteristiche del padre e della madre, pubblicava delle vignette
nelle quali addossava la responsabilita' del rogo addirittura ad
Almirante in combutta col Ministero degli Interni (“Ho provato
dolore e umiliazione – starnazzo' Franca Rame - nel vedere gente che
mente, senza rispetto dei propri morti”), mamma Franca scriveva un
messaggio toccante a quel porco assassino di Achille Lollo,
l'ideatore della strage. "Ti ho inserito nel Soccorso Rosso
militante, riceverai denaro e lettere. Cosi' ti sentirai meno solo...".
Testuale, ti sentirai meno solo....Il porco assassino. Quanto
accadde dopo e' storia nota. I sei rampolli autori del crimine
ebbero un trattamento giudiziario inqualificabile per il tipo di reato
commesso e per una nazione civile. In uno dei processi vi
furono scontri con i giovani del MSI che culminarono con la morte di
un altro studente del FUAN, Mikis Mantakas, ed alla fine tutti si
diedero ad una dorata latitanza e nessuno sconto' un giorno
di prigione per quel delitto. Durante il periodo dei processi la
Rame, per nulla pentita di quanto era avvenuto, nemmeno quando le
evidenze erano palesi, trovo' anche il modo di scrivere un
accorato appello al Presidente della Repubblica , Giovanni Leone,
augurandosi che cadesse “la vergognosa montatura, ma intanto questo
governo lo tiene dentro (Lollo), perché questo serve al
sistema”. In questa infaticabile opera di inquinamento delle
coscienze la famiglia F' non fu mai sola, parecchi di quelli che oggi
rivestono ruoli di potere nell’industria culturale italiana
provengono da quell’humus, ne fecero parte, e non sono pentiti. Gad
Lerner, Giampiero Mughini, Erri De Luca, Paolo Liguori, Paolo Mieli,
tanto per nominarne qualcuno, hanno costruito un
regime che per decenni ha messo al bando intellettuali di segno
diverso. Quella cultura militante non è stata mai contro il potere. È
stata ed è ancora l’incarnazione del Potere (anche economico)
e la famiglia Fo' e' stata ed e' parte integrante di quel mondo.
Non si puo' quindi dimenticare o minimizzare i danni e l’odio
provocati da una certa cultura militante che non ha mai
ritrattato. La Signora Rame, per esmpio, non ha mai sentito il
dovere in questi anni di ammettere di avere sbagliato con un certo tipo
di solidarieta' e non ha mai chiesto perdono alle
vittime. Se lo avesse fatto sarebbe stata diversamente giudicata in
questo momento, cosi' invece risulta solo oltraggiosa, anche da morta
ed anche in questo tentativo di beatificazione,
verso la sofferenza di tante famiglie e verso la vita negata a
quanti sono caduti negli anni col sottofondo teatrale di
quell’intolleranza incivile, a tratti sanguinaria.
Ammesso che fosse un'artista, l'arte non e'
tutto, non giustifica tutto e non assolve da tutto, specialmente da
un giudizio etico morale. Questo e' quanto, ed e' veramente tutto.
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