Small town boy? Bronski Beat?
No, senti, caro vicepresidente nazionale per le isole di Fascismo e Libertà, adesso tu questa cosa ce la spieghi. Ti ecciti a guardare il video in cui menano il frocio? Ma non si vede niente, il regista stacca subito.
Siamo un po' seri. Il fascismo è roba seria, mistica dell'azione. Cosa avrebbe pensato Mussolini di Jimmy Sommerville? Un invertito albionico di matrice proletaria che tra un pasto e l'altro (almeno cinque al giorno, ricordiamolo) intona lamenti in falsetto sulle sue sterili frustrazioni sessuali?
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Grazie ad alcune funzioni implementate nel mio blog, capito su un altro sito dove l’autore scrive ciò che avete letto sopra riguardante il sottoscritto. Vista l’insistenza di questo anonimo autore, bisognerà pur rispondergli. Del resto gli va un minimo di ringraziamento per averci fatto un poco di pubblicità: se i nostri detrattori si sentono in dovere di sparlare di noi, o quantomeno di ironizzare sul nostro conto, è segno che procediamo comunque nella direzione giusta.
Il nostro anonimo detrattore, comunque, sembra che mi abbia letto bene. O comunque meglio della maggior parte dei suoi amici. Già di questo c’è da rallegrarsi. Perché addirittura si è ricordato di quel “la seconda guerra mondiale fu il banco di prova in cui i Fascisti misero alla prova la loro fede”, ormai datato a prima dell’estate. Io me lo immagino lì, davanti al monitor, che armeggia freneticamente con la tastiera, mentre il fumo gli esce dalla terza narice, che vorrebbe staccare, ma comunque non ce la fa, va’ fino in fondo, a guastarsi il fegato. Suvvia, mio anonimo lettore, davvero mi da tutta questa importanza? Ho addirittura il potere di guastarle il fegato? Sembra di no. Perché poi, dopo essersi sorbito i miei interventi revisionisti, su Via Rasella, sulla seconda guerra mondiale, c’è una cosa che lo fa imbestialire, e su cui poi ironizza (meno male, mio anonimo lettore, non avrei sopportato di essere una delle prime cause del suo mal di fegato). Non sopporta che a me piaccia una canzone, “Small town boy” dei Bronski Beat.
Credetemi: io pensavo che avrei potuto scrivere di tutto e su tutto, ma mai giustificarmi per ascoltare questa canzone, che mi piaceva sin da quando ero bambino. Per dileggiarmi, l’anonimo lettore scomoda addirittura brandelli di mistica fascista: “No, senti, caro vicepresidente nazionale per le isole di Fascismo e Libertà, adesso tu questa cosa ce la spieghi. Ti ecciti a guardare il video in cui menano il frocio? Ma non si vede niente, il regista stacca subito. Siamo un po' seri. Il fascismo è roba seria, mistica dell'azione. Cosa avrebbe pensato Mussolini di Jimmy Sommerville? Un invertito albionico di matrice proletaria che tra un pasto e l'altro (almeno cinque al giorno, ricordiamolo) intona lamenti in falsetto sulle sue sterili frustrazioni sessuali?”
Peccato. La battuta in cui mi eccito guardando i nuotatori che dileggiano l’infelice fanciullo, caro anonimo lettore, se la poteva risparmiare: non le rende onore. Sono sicuro, da come scrive, che poteva inventarsi qualche cosa di molto più divertente, in linea con lo spirito di tutto il resto dell’articolo.
Il Fascismo è roba seria, ci dice l’anonimo lettore. Lo ringraziamo. E poi precisa: mistica dell’azione. Ve lo immaginate il Duce che si ascolta i Bronski Beat sulla televisione, mentre il ragazzo omosessuale prende il treno per scappare dalla realtà oppressiva, moralista e bigotta della sua cittadina? Anonimo lettore: si che me lo immagino. Del resto, se si legge il libro del figlio di Mussolini, “Il Duce mio padre”, è lo stesso figlio che racconta di come il padre da un lato gli impedisse di suonare la musica jazz, che per Mussolini era “roba da negri” (pensiero condiviso, i tempi erano quelli, da tutti gli italiani e da tanti europei), e dall’altro gli regalasse la strumentazione musicale per continuare i suoi studi, che gli permetteranno in seguito di diventare un grande musicista.
Il sottoscritto, caro mio anonimo lettore, non è un fanatico, e non arriva a questi livelli quasi demenziali di coerenza. Si, non compro
Se lei, anonimo lettore, pensa che io non ascolti i Bronski Beat perché parlano di un omosessuale perseguitato, si sbaglia di grosso. Sa che cosa le dico? Che a me quella canzone piace. La musica è la forma d’arte che preferisco: la sento più diretta – perfino rispetto alla pittura – e arriva direttamente sulla pelle, senza essere mediata dalla ragione. Quindi anche la canzone di Sommerville può essere bella, per me. Per l’epoca in cui quella canzone fu composta, ha sonorità elettroniche particolarissime, è un pezzo da museo della musica. Ed è carina, orecchiabile. E parla di uno che è perseguitato, che deve stare attento addirittura alla sua pellaccia. A me la figura del perseguitato piace, mi ci ritrovo. All’epoca il perseguitato era un omosessuale, ma oggi la parte degli omosessuali la facciamo noi (loro fanno gli status symbol su riviste, giornali e TV). Siamo noi quelli perseguitati, che non possiamo esporre i nostri simboli, che abbiamo un intero sistema di repressione che a distanza di decenni ha ancora paura di noi (ancora oggi si inventano nuove leggi per metterci a tacere, e c’è sempre qualche solerte e premuroso magistrato che si incarica della loro applicazione), che siamo descritti continuamente come fanatici e assassini. E nei cortei cantano che ucciderci non è reato, persino un suo lettore mi vorrebbe mettere al rogo, me e tutti i “fasci”.
Meno male, caro anonimo lettore, che lei si è fermato ai Bronski Beat: cosa penserebbe di me se avesse continuato a scorrere l’elenco delle canzoni, e c’avesse trovato addirittura Marilyn Manson? Abominio! Africa dei Toto?! Oh cielo! Gli anarchici Ramones? Disdetta! Gli albionici Oasis? Orsù che vergogna! E gli oscuri “Cradle of Filth”?
Insomma, lei crede che io debba ascoltare solo “Giovinezza” e “Faccetta Nera”? Non mi chieda questo: mi annoierei mortalmente. Perché io potrei rigirare la frittata, e chiederle come mai scrive il suo blog usando una invenzione americana e la piattaforma di una multinazionale come Google… non la finiremo più, lo capirà bene anche lei.
Suvvia, si rilassi e si sieda, se lo gradisce, almeno virtualmente al mio desco. Non mi piace sapere di essere la causa del suo mal di fegato, nè di chiunque altro.
La saluto
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