giovedì 9 settembre 2010

Ho fatto un errore su "La storiella di Sakineh, assassina sadica e violenta"

Il lettore Raffaele mi fa notare, nel mio articolo "La storiella di Sakineh, assassina sadica e violenta", quanto segue:

Applicano o applicavano (tranne per gli Stati Uniti d'America)?
Attraverso una rapida ricerca ho visto che la pena di morte in Francia e in Inghilterra è stata abolita definitivamente rispettivamente il 9 ottobre 1981 e il 31 luglio 1998. (fonti Wikipedia)

Si riferisce alla seguente frase:

Eppure ce ne sarebbero di cose da chiedere ad israele, all'Inghilterra, e allo Stato-canaglia per eccellenza, gli Stati Uniti d'America. Tre stati che, guarda caso, hanno tutti nel loro ordinamento la pena di morte, e la applicano senza nemmeno suscitare la metà dello sdegno che invece suscita Sakineh.

Raffaele,

ottima segnalazione. Nell'articolo da me citato ho scritto di Inghilterra, Israele e Stati Uniti. E mi sono espresso male. Sia perché l'Inghilterra l'ha abolita dal suo ordinamento giudiziario, sia perché, errore mio, la pena di morte non è prevista ufficialmente neanche nello Stato di Israele. Ma volevo intendere, e mi riferivo in particolar modo ad Israele e Stati Uniti, che non sono certo i più carini quando si tratta di dimostrare clemenza nei confronti di qualcuno. Sia perché Israele sta eliminando giorno dopo giorno un intero popolo (ma, ripeto, la pena di morte non è prevista nel suo ordinamento giudiziario), sia perché gli Stati Uniti la hanno ancora nel loro ordinamento.

La ringrazio per la segnalazione: scrivere in questo spazio diventa ancor più interessante e impegnativo, se i miei lettori (che la pensino come me poco importa) mi fanno notare i miei errori. E mi convinco sempre di più che sarebbe bene sottoporre i miei scritti, prima di pubblicarli, ad altri due occhi che non siano i miei. Posso rileggere il mio testo anche venti volte, ma ci sono certi errori che chi ha scritto non vedrà mai, al contrario di chi invece legge solamente. Quando sbaglio, e ciò mi viene fatto notare, non c'è niente di male ad ammetterlo ed eventualmente rettificare e chiarire. Ancor più se, come spesso capita, si cerca di scrivere tra una pausa al lavoro, nello studio, comunque non sempre nella tranquillità richiesta.

Un saluto

2 commenti:

Raffaele ha detto...

Sono contento del risalto che ha dato a questo piccolo errore: penso che abbia dato a me, come a molti altri, una piccola prova della sua onestà e scrupolosa ricerca della verità, anche se ciò porta ad ammettere i propri sbagli (cosa che molti non hanno il coraggio di fare)

Le auguro un buon lavoro, e la forza necessaria per portare avanti idee e fatti che il mondo, assonnato e impreparato mentalmente, contrasta con tutta la sua forza.

Andrea Chessa ha detto...

La ringrazio.

Un saluto