Chi di voi non ha mai detto, o sentito dire: “Poco ci manca che ora ci fanno pagare pure l’aria che respiriamo o l’ombra che facciamo”? Complimenti. Siete stati dei profeti.
A Cagliari, da qualche giorno, si assiste a delle simpatiche scenette. Dei distinti signori, armati di apposito taccuino e metro, girano di negozio in negozio misurando tende parasole, insegne, piante ed alberi, cartelloni promozionali: tutto ciò che, in un modo o nell’altro, è di proprietà dell’attività in questione e proietta ombra.
E’ l’ennesimo balzello che i commercianti sardi potrebbero vedersi recapitati entro l’estate: la famigerata tassa sull’ombra, quella specie di modo di dire che tanti di noi hanno utilizzato per stigmatizzare uno Stato vorace, corrotto e insidiosamente esoso. Non sapevano più come fare, a Cagliari, per spremere altri soldi da una popolazione già ampiamente vessata ed umiliata da un peso fiscale che è quasi imbarazzante definire eccessivo. E si sono inventati la famosa tassa sull’ombra. Meglio: inventata per modo di dire. È una vecchia direttiva del 1972 che in questi giorni il Servizio Tributi di Cagliari si sta premunendo di far rispettare. Forse negli anni ’70 c’era ancora un po’ di pudore, e forse chi di dovere deve aver sorvolato un pochetto su questa tassa, facendo finta di chiudere un occhio. All’italiana, per intenderci. Ma adesso, si saranno chiesti i solerti funzionari governativi e comunali, come fare per spremere ulteriormente questi poveri stronzi? Dove trovare altri soldi per i massaggi di Bertolaso, i favorini della cricca di Anemone, le amichette di Berlusconi a Villa Certosa, le centinia e centinaia di auto blu che scarrozzano potenti, nani e ballerine su e giù per lo Stivale, la cocaina di Marrazzo? Ma certo, come abbiamo fatto a non pensarci prima?! La tassa sull’ombra: ce l’avevamo sotto gli occhi, e guarda quanto siamo stati idioti non cominciare a spremere questi poveri cazzoni già dai primi anni Settanta!
Si può dire che ormai abbiamo visto di tutto: anche la tassa sull’ombra. Manca solo quella sull’aria che respiriamo. Quando vedremo solerti signori che, armati di taccuino e respiratore boccale, ci fermano per strada cercando di fare una media su quanta aria consumiamo al giorno, sapremo che è stata scovata una legge del ’71 o del ’72 che, bontà loro, va fatta applicare.
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