venerdì 7 maggio 2010

La lobby stringe i pugni



"Il fenomeno dell'antisemitismo online, specie con la costante diffusione dei social network, costituisce uno degli aspetti piu' rilevanti dell'antisemitismo odierno. La polizia postale e rapporti di esperti indicano come ci sia un boom di siti che diffondono un vasto raggio di teorie antisemite: dalla cospirazione giudaica per impadronirsi del mondo (con un revival nella diffusione del falso storico dei Protocolli dei Savi di Sion), a forme aberranti di anti-israelismo, che descrivono Israele come la nuova potenza genocida che non ha diritto di esistere".

Per avere un’idea di quali siano state le conclusioni della conferenza del comitato contro l’antisemitismo, che si è tenuto qualche giorno fa, basta dare un’occhiata ai componenti della commissione: Fiamma Nirenstein, che oramai i nostri lettori conoscono bene per la sua costante attività a favore di Israele (come deputata del Governo italiano, del resto, è difficile trovare la sua presenza in qualche attività o progetto legislativo che non verta sul fattore Israele); Andre Oboler, grande capo di “Zionism on the web”, un ente che si occupa, sulla scia della Anti Defamation League, di denunciare ed intimidire tutti quei siti che non siano sfacciatamente schierati a favore di Israele; Stefano Gatti, rappresentante di un “Osservatorio sul pregiudizio antiebraico”; Pierangelo Ferrari, Partito Democratico; Renato Farina, nome in codice Betulla, deputato PDL e in Commissione Affari Esteri, conosciuto per la sua grande obiettività nei confronti della politica americana ed israeliana; Paolo Corsini, Commissione Affari Esteri PD, che equilibria la presenza dell’intramontabile Betulla; Enrico Pianetta e Francesco Tempestini, rispettivamente PDL e PD. Insomma, un bel gruppetto dal quale aspettarsi la massima neutralità.

Quali sono le conclusioni di questa presunta Commissione? Possono riassumersi facilmente nelle parole con le quali Fiamma Nirenstein apre la discussione, e che si possono ascoltare a questo indirizzo: http://www.radioradicale.it/scheda/301764. In sintesi, nonostante tutti gli sforzi, la critica nei confronti di Israele corre sul web nonostante le leggi contro il negazionismo varate nei vari Stati europei. I siti contro Israele aumentano; quelli che ridimensionano l’olocausto, la religione con la quale lo Stato ebraico pretende di continuare indisturbato nei suoi crimini, pure. Per non parlare poi dei noti social network, come Facebook, Twitter; e della posta elettronica, che milioni e milioni di persone si scambiano in privato, mettendo in gravissimo pericolo l’esistenza di Israele.

Insomma: questi “signori” pensavano di aver ormai completamente egemonizzato tutti i media, e di aver messo il silenziatore a qualunque voce fuori dal coro. Con grande rammarico, si accorgono che non è affatto così. Internet prende sempre più piede, e viene preferito sempre più come mezzo di informazione ai mass media tradizionali. E ciò avviene a sinistra, al centro, a destra. Tutti potenziali pericoli per il povero Israele e per la religione olocaustica con la quale un potere criminale decide i destini del mondo ormai da tanti decenni. Come si può porre rimedio a questa soluzione? Semplice: secondo Fiamma Nirenstein e gli autorevoli esperti riuniti bisogna innanzitutto mettersi in linea con gli altri Stati che hanno già adottato una legislazione anti-negazionista, prima fra tutte la Germania, dove più di duecentomila persone stanno scontando pene detentive per aver osato mettere in discussione il dogma.



“C’è la possibilità di esprimere opinioni che rapidamente vengono divorate da milioni e milioni di persone nel mondo intero”, ci dice la Nirenstein con voce allarmata. Tutto quello che ci hanno detto sulla bellezza dei mass media attuali, sulle capacità di conoscenza che offrono internet e le nuove tecnologie, sulla bellezza del poter rapidamente scambiarsi pareri, idee, messaggi, notizie, viene meno se questi pareri, messaggi e notizie non piacciono ad Israele e ai suoi rappresentanti. Urge quindi sorvegliare e monitorare tutto: la posta elettronica, Facebook, Twitter, siti e blog negazionisti, siti di destra e siti di sinistra. E perché no, aggiungiamo noi: anche mettere dei microfoni e delle telecamere nelle palestre, nei ristoranti, nei caffè, perfino nella camera da letto. Non sia mai che mentre due amanti giacciono insieme possa scappare qualche parolina contro il povero staterello che lotta per la sua stessa esistenza; non sia mai che mentre sorseggiamo il nostro cappuccino con la schiuma ci possa scappare qualche parolina ironica sulle missioni umanitarie che gli aerei da guerra ed i carri armati israeliani compiono, con tanta umanità ed altruismo, nei confronti della gente di Gaza; non sia mai che mentre mangiamo una pizza ci scappi una frasetta poco gratificante all’indirizzo di qualcuno del popolo eletto. Ma si potrebbe fare anche di più. Dato che sembra che la crisi economica, la disoccupazione cronica, la criminalità, siano tutte preoccupazioni che ormai devono passare in secondo piano di fronte a questo pericoloso antisemitismo (non vedete quanta discriminazione subiscono i poveri ebrei ogni giorno, come sono disprezzati e calunniati, come fatichino a trovare una qualche occupazione nei posti che contano?), si potrebbero costringere tutti i cittadini residenti sul nostro territorio a giurare fedeltà ad Israele ed alla sua causa santa. I recalcitranti potrebbero essere inseriti in una apposita lista nera, onde privarli dei loro diritti civili; potrebbero essere costretti a portare giorno e notte, in qualunque luogo, un apposito segno di riconoscimento, in modo che gli altri fedeli sudditi sappiano quale pericoloso attentatore all’esistenza di Israele hanno davanti. Basta con questi antisemiti che diffondono idee calunniose ed antisociali! Ci risparmieremo, così, scottanti inchieste come quella del quotidiano Aftonblandet, che dimostrò come diversi alti esponenti del governo israeliano fossero coinvolti in ambigui episodi legati al traffico internazionale di organi, tutta una balla, ovviamente! Eviteremo di sentire, in questo modo, i deliranti messaggi dell’agenzia di stampa Infopal, che diffonde calunniose teorie secondo le quali i villaggi vacanze nei quali sono gentilmente ospitati i palestinesi siano in realtà dei vergognosi lager a cielo aperto e che vorrebbe far passare le nobili azioni umanitarie di Israele per azioni di guerra, mostrando foto e filmati sicuramente ritoccati da una abile propaganda antisemita. E lo stesso si potrebbe dire per i direttori di giornale, gli editori, i politici chiamati a ricoprire importanti incarichi di governo: ognuno di loro dovrebbe giurare eterna fedeltà ad Israele, se ambisce ad avere importanti posti di comando e/o di gestione della cosa pubblica. E non si dimentichino film e libri: al bando la Divina Commedia, Voltaire e Shakespeare, tutti pericolosi antisemiti che potrebbero danneggiare le giovani generazioni.

Sia come sia, l’innominabile lobby perde terreno. Lo Stato pirata piace sempre meno, nonostante le sue campagne simpatia e la potentissima influenza che esercita sulle istituzioni mondialiste e governative di tutto il mondo. Sempre più persone prendono consapevolezza che, dietro ai governi nazionali ed alle istituzioni fintamente democratiche, potenti e temute lobbies occulte decidono i destini del mondo, della finanza e della politica. Adesso pensano veramente in grande, come neanche Orwell sarebbe mai riuscito a fare. E hanno tutto il potere e la capacità di farlo. Per tutti coloro che, come noi, non vogliono rassegnarsi alla menzogna globale, si prospettano tempi duri.

1 commento:

Anonimo ha detto...

http://www.memorialedellashoah.sitonline.it