sabato 7 febbraio 2009

Williamson non ritratta

La notizia di queste ore è che il vescovo Williamson afferma di non voler ritrattare le sue posizioni sull’Olocausto. Richard Williamson vuole prima le prove di quello che è presumibilmente accaduto agli ebrei nella seconda guerra mondiale.

Che dire? Innanzitutto va detto che Williamson ha coraggio. Quanti di voi, con la loro foto sbattuta in prima pagina su tutti i principali quotidiani del mondo, accusati di essere antisemiti, filoterroristi, ignoranti, negazionisti ed antiebraici, non sarebbero tentati dal chinare solennemente il capo all’unica religione rimasta? Per esperienza, anche di persone che ho conosciuto personalmente, la tentazione di mollare tutto in questi casi è forte. Mi viene in mente, a questo proposito, il mese di maggio di qualche anno fa, quando l’Unione Sarda pubblicò una mia risposta ad un articolo di questo giornale che, in maniera subdola, collegava me e il MFL ad un movimento politico oggetto di indagine da parte della Magistratura, fondato da alcuni militanti ex MFL. Niente di particolare rispetto a Williamson, sia chiaro. Non abbiamo certo così tanta importanza. Però ricevetti tante telefonate di accuse, diversi messaggi di insulti nella mia casella di posta elettronica, ebbi difficoltà a tenere i rapporti anche con persone a me care. E tutto questo per un articoletto al quale, grazie anche alla correttezza dell’Unione Sarda (le rettifiche a mezzo stampa sono stabilite dalla legge, ma non sarebbe stata la prima volta che avremmo dovuto far valere il nostro diritto a rispondere ad articoli denigratori e diffamatori dentro i tribunali), mi è stato permesso di rispondere e di fare alcune precisazioni.

Immaginate la pressione intorno al vescovo Williamson, che ha avuto l’ardire di contraddire l’unica religione rimasta. Mentre tutte le altre religioni e i loro rappresentanti possono essere insultate e dileggiate (cito a memoria la copertina de Il Manifesto dopo l’elezione di Papa Ratzinger, che intitolava così: “Il Pastore tedesco”; e le famose vignette blasfeme sui musulmani e su Maometto pubblicate su diversi giornali europei; oppure quella commedia, presentata qualche anno fa e poi ritirata, intitolata significativamente “La Madonna piange sperma”), ciò non può essere fatto per l’Olocausto. Che è, a tutti gli effetti, una religione: come ogni religione ha i suoi dogmi (i forni crematori di Auschwitz, i sei milioni di ebrei morti, il piano di sterminio nazista), i suoi martiri, i suoi apostoli (Wiesenthal, gli Istituti della Shoà), le sue liturgie (la visita allo Yed Vashem, che deve compiere ogni politico che si rispetti). Una religione sulla quale non si possono fare domande e, a quanto apprendiamo, neanche chiedere le prove.

Cosa ha fatto infatti Williamson di così tanto deplorevole? Ha chiesto una cosa semplicissima: le prove del presunto olocausto. Per gli storici non dovrebbe essere difficile mettere a tacere un eretico su un argomento simile, che è ancora oggi occasione di ampi dibattiti, di ricorrenze, di giornate della memoria, di manifestazioni pubbliche, di saggi storici, di speciali alla tv, e via dicendo. Da un altro punto di vista, questa potrebbe (e dovrebbe) essere l’occasione per mettere a tacere per sempre le voci revisioniste e negazioniste, relegando i revisionisti nell’oblio e nella damnatio memoriae. Eppure tutti gridano e si strappano le vesti contro Williamson, ma, badate bene, sempre senza entrare nel merito di quanto il vescovo dice ed afferma. Furbescamente, infatti, il problema è stato spostato non sulla veridicità o meno delle affermazioni del vescovo lefebvriano, ma sul dialogo tra le religioni, terreno ben più morbido e meno paludoso di quello più propriamente storico e “tecnico” che, del resto, non tutti i politici italiani sono in grado di fare.

La verità è questa: come il buon vino, il revisionismo più diventa vecchio e più prende piede. Perché una corrente storica i cui esponenti sono arrestati (come David Irving, che sconta il carcere in Austria per un delitto di opinione, almeno teoricamente bandito nella democraticissima Europa), pestati a sangue e intimiditi (Robert Faurisson, nella foto a destra) o “semplicemente” dileggiati e perseguitati penalmente (Ernst Zundle), senza che si faccia alcunchè per confutare le loro tesi, spinge molti a pensare che queste idee e proposte di analisi storica siano sostanzialmente corrette e sensate, ma pericolose per il potere.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

sono uno studente e quando si parla di questi temi espongo sempre le mie tesi revisioniste ma vengo sempre preso per pazzo anche se nessuno è mai riuscito a smentirmi.purtroppo a scuola sul fascismo ed il nazismo se ne dicono di tutti i colori.queto olte a far continuare il mito dell'olocausto hanno fatto perdere al fascismo molti elettori.ci viene detto che il pnf era contro i proletari, i poveri cosi ha definirsi fascisti sono i figli di papà che si divertono a fumarsi le canne e ha fare ha botte allo stadio e ragazzi per bene che non hanno la fortuna di conoscere la verità riempione le file delle destre creando lo stereotipo del fascista tipo forza nuova un vero fascista non viene mai preso sul serio chiedo a lei suggerimenti per convincere questi ragazzi che ci stanno prendendo tutti per il di dietro

Andrea Chessa ha detto...

Buongiorno.
Mi permetto di darti del tu, dato che ho "solo" 25 anni e presumo non ci siano molti anni di differenza tra di noi.

Fa piacere, ogni tanto, sentire qualcuno che dice qualche cosa di giusto. Come tu hai giustamente scritto, il sistema tende a rappresentare il fascista come un barbaro, un incivile, un rozzo ignorante che sa solo esporre le svastiche allo stadio o pestare gli immigrati. Per questo che certi avvenimenti, che coi fascisti nulla hanno a che fare, hanno un rilievo mediatico spropositato: sono funzionali al sistema. Dura è quindi la sorte di coloro, come il nostro MFL, che non è mai incorso in alcuna condanna nè ha mai riempito le pagine di cronaca dei giornali con risse, pestaggi oppure atti di violenza. Un Movimento come il nostro, stando così le cose, avrà sempre la strada sbarrata perchè non possono rappresentarci come una parte interlocutrice seria, affidabile, informata sui fatti.
La soluzione? Lavorare, lavorare e lavorare: farci conoscere con la normale attività politica e combatterli sul loro stesso terreno, quello della cultura, con i pochi mezzi a disposizione. Sennò c'è sempre la strada più facile: accodarsi alla destra. Ma così non saremo più un Movimento politico che porta avanti certi ideali, ma solo una delle tante sigle dell'area che si agitano e affollano la variegata area berlusconiana.

Ti saluto

Anonimo ha detto...
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Andrea Chessa ha detto...

Posso anche tollerare che qualche esponente della feccia sociale blateri a vanvera, ma gli insulti no. Se devi rompere i ***, fallo da qualche altra parte.