
Nel DDL, a firma Gianpiero D’Alia dell'UDC (in foto), l’articolo 50 bis, dopo un primo rimaneggiamento, afferma:
"Salvo che il fatto costituisca reato, il Ministro dell'interno, quando accerta che alcuno, in via telematica sulla rete internet, compie attività di apologia o d’incitamento di associazioni criminose in generale, di associazioni mafiose, di associazioni eversive e terroristiche, ovvero ancora attività di apologia o d’incitamento alla violenza in genere e alla violenza sessuale, alla discriminazione o all'odio etnico, nazionale, razziale o religioso, dispone con proprio decreto l'interruzione dell'attività indicata, ordinando ai fornitori di servizi di connettività alla rete internet di utilizzare gli appositi strumenti di filtraggio necessari a tal fine."
Che significa tutto ciò? A mio parere una cosa gravissima: che l’attività delinquenziale non viene più punita e perseguita dalla Magistratura, ma è il Ministero dell’Interno che si attiva, arbitariamente, per oscurare i siti che ritiene contrari alla legge. Per far ciò si appoggia materialmente al proprietario del server informatico che ospita il sito, che ha a sua volta il compito di bloccare l’accesso al sito da parte dell’utenza, pena una sanzione che può andare da 50 a 250 mila euro. Questo implica due cose: il pericolo di un utilizzo arbitrario di questo potere da parte del Ministero dell’Interno, e una vera e propria caccia alle streghe da parte dei gestori della rete, che cercheranno – coerentemente con i loro interessi – di prevenire tali situazioni con un controllo a dir poco rigoroso.

Conclusioni: aspettatevi che, da un giorno all’altro, uno dei nostri siti venga oscurato senza alcuna giustificata e plausibile motivazione, nel generale silenzio dei più: se per molti “uccidere un Fascista non è reato”, figuriamoci oscurare i loro siti.
Nessun commento:
Posta un commento