Erano sicuramente più persone. L’hanno circondato e riempito di calci e pugni, fino a mandarlo in coma. Facile facile nell’asse mediano notturno e buio, dove quotidianamente passano migliaia di macchine, ma tutti guardano solo la strada, e nessuno vede mai niente. Per i cagliaritani che, come me, fanno tante volte a settimana quel tratto di strada Ugo era quasi diventato un amico; stava al semaforo che si incrocia tra l’asse mediano e Viale Marconi, e leggeva, leggeva sempre. Dai libri importanti ai fumetti. A fargli compagnia un simpatico Yorkshire, che era uno dei suoi pochi amici. Gli davo sempre qualcosa, e ormai riconosceva la mia automobile: mi mostrava sempre il cagnolino e mi sorrideva: ci accomunava l’amore per gli animali, oltre che quello per le persone. Ugo non lo conosco molto bene. Le nostre conversazioni si riducevano a quei pochi secondi durante i quali aspettavo il verde del semaforo; una volta scesi e scambiai quattro chiacchere con lui. Avrei voluto offrirgli qualcosa, ma lì non ci sono caffé o locali nelle vicinanze, solo l’asfalto che lancia le macchine in velocità. Mi ripromisi che una volta saremmo usciti insieme, da qualche parte, ma non sono mai riuscito ad andare oltre quei brandelli di conversazione che avevamo quando frugavo tra le mille cose inutili dentro la mia automobile, cercando una moneta o una banconota da cinque. Lui aveva degli occhioni sorridenti, mi guardava sempre come se si sentisse in colpa. Avrei voluto dirgli che non c’era niente di male a fare quella vita, soprattutto se si era persone pacifiche come lui. Certo, avevo avuto modo di dirgli che un pasto caldo al giorno e un tetto sulla testa erano sicuramente preferibili a quella vita, secondo me. Ma Ugo era un po’ intimorito: quotidianamente si prendeva i suoi vaffanculo, barbone di merda, ma vai a lavorare, levati dal cazzo… però non rispondeva mai. Non aveva soldi, ma era un signore, non si abbassava a certe volgarità. Spero che sentisse che in tanti gli volevano bene, tra cui io. Non ho fatto in tempo ad offrirgli quel famoso caffè. L’altra notte dei maledetti – quasi sicuramente – l’hanno circondato e pestato a sangue. Ora è all’ospedale di Cagliari, in coma. Polizia e Carabinieri indagano, ma intanto lui è lì e lotta tra la vita e la morte. Resisti Ugo. Prima o poi devo offrirti quel benedetto caffè, in questa vita o nell’altra.
mercoledì 20 febbraio 2008
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1 commento:
quese sono le cose che mi fanno schifare questo mondo..poveretto,non dava fastidio a nessuno:(
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