La
degenerazione è la marcescenza della civiltà occidentale, e di quella italiana
in particolare, è tutta in questa foto, scattata alla manifestazione
anti-sessista, anti-maschilista, anti-fascista e anti-nonsisacosaltro, in cui
la ex senatrice del partito Democratico, Monica Cirinnà, fautrice del disegno
sulle unioni civili che porta il suo nome, posa sorridente con questo cartello
in mano: “Dio, Patria e Famiglia… che vita di m***a”.
Non
che le femministe, questa masnada di galline isteriche e frustrate, abbiano
avuto bisogno di far parlare di se nella giornata dell’8 marzo. Altri due
avvenimenti, particolarmente gravi, hanno macchiato questa giornata.
Il
primo atto eroico delle galline frustrate si è avuto in mattinata, a Torino,
quando le femministe hanno cercato di sfondare il corteo che Polizia e
Carabinieri avevano schierato nella zona intorno al Municipio per evitare che
gli anarchici contestassero – con metodi violenti, come ampiamente prevedibile –
il Sindaco, Chiara Appendino. Il fatto di avere una vagina le ha esentate dalle
sacrosante manganellate che qualunque altro uomo (anzi, maschio, come dicono
loro in senso dispregiativo per sottolineare la componente ferina e animalesca
degli uomini) avrebbe preso. Di più: alla fine le forze dell’ordine si sono
fatte da parte e le hanno fatte passare. A quanto ci risulta nessun magistrato
si è sentito in dovere di aprire un fascicolo.
Nelle
stesse ore, a Perugia, le femministe, come Attila, hanno lasciato importanti
segni del loro passaggio durante il corteo che si è snodato lungo le vie delle
città.
Arrivate alla rotatoria Sergio Ramelli, dedicata appunto al ragazzo di destra che 44 anni fa fu massacrato di botte e lasciato morente sull’asfalto da criminali di estrema sinistra, le galline isteriche, nient’altro che teppistelle da quattro soldi al soldo dell’estremismo comunista, hanno imbrattato la targa in ricordo del ragazzo e vandalizzato i segnali stradali con scritte e bombolette rosa. Anche qui i magistrati dormivano serenamente: non sia mai che si apra un fascicolo processuale contro delle donne, per giunta manifestanti l’8 marzo!
Arrivate alla rotatoria Sergio Ramelli, dedicata appunto al ragazzo di destra che 44 anni fa fu massacrato di botte e lasciato morente sull’asfalto da criminali di estrema sinistra, le galline isteriche, nient’altro che teppistelle da quattro soldi al soldo dell’estremismo comunista, hanno imbrattato la targa in ricordo del ragazzo e vandalizzato i segnali stradali con scritte e bombolette rosa. Anche qui i magistrati dormivano serenamente: non sia mai che si apra un fascicolo processuale contro delle donne, per giunta manifestanti l’8 marzo!
Nonostante
queste due vicende siano, a parere di chi scrive (e non solo), di una gravità
inaudita, in queste ore è Monica Cirinnà a tenere banco sui giornali e sui siti
di informazione.
Nell’attesa
che qualche magistrato si svegli dal letargo e faccia valere le leggi italiane,
che dovrebbero essere valide per tutti, indifferentemente dall’avere un pene o
una vagina in mezzo alle gambe, qualcuno dovrebbe dire due cosette alla
Cirinnà.
La
cosa probabilmente le sembrerà strana, ma Dio, Patria e Famiglia fanno parte
della Costituzione Italiana a pieno titolo.
La
religione cattolica, piaccia o no (a noi, che siamo laici, non piace), è la
principale confessione religiosa riconosciuta dallo Stato Italiano, tanto da
essere addirittura inserita in Costituzione, precisamente all’articolo 7, che
recita:
“Lo Stato e la Chiesa
cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani.
I loro rapporti sono
regolati dai patti Lateranensi [voluti fortemente da Benito Mussolini che,
grazie ad essi, risolse un conflitto secolare con la Chiesa), nda].
Le modificazioni dei
patti, accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione
costituzionale”.
Cosa
significa ciò? Significa che lo Stato Italiano, preso atto della palese
maggioranza di credenti cristiani e cattolici in Italia, riconosce la Chiesa cattolica
come un interlocutore privilegiato, tanto da dire il dialogo è sempre aperto e che
se i Patti dovessero cambiare, in qualche loro parte, non c’è bisogno di
aggiornare continuamente la Costituzione, perché questo farebbe parte della
dialettica che, appunto, si riconosce a chi ha un canale preferenziale,
rappresentando la fede religiosa della maggioranza dei cittadini.
Patria.
Capiamo che questo possa essere un colpo al cuore per i sinistri tutti
accoglienza, no confini e imbastardimento delle razze, ma anche la Patria è
prevista dalla Costituzione. Proteggere e difendere l’Italia viene riconosciuto
come un preciso dovere del cittadini. Ciò è talmente chiaro che i
costituzionalisti hanno voluto inserire in Costituzione l’articolo 52, che
recita:
“La difesa della
Patria è sacro dovere del cittadino.
Il servizio militare è
obbligatorio nei limiti e modi stabiliti dalla legge. Il suo adempimento non
pregiudica la posizione di lavoro del cittadino, né l’esercizio dei diritti
politici.
L’ordinamento delle
Forze Armate si informa allo spirito democratico della Repubblica”.
Difendere
la Patria è un dovere, il servizio militare deve essere regolamentato per legge
e deve essere parte della vita dei cittadini, a tal punto che non deve influire
sulla loro vita normale, anzi, deve farne parte. Capito, gallinette isteriche?
Famiglia.
Capiamo che alla Cirinnà, che col suo disegno di legge ha cercato in tutti i
modi di distruggerla, la famiglia possa fare particolarmente schifo. Però anche
essa è tutelata dalla Costituzione: l’Italia riconosce alla famiglia naturale
(padre, madre, bambino) un ruolo predominante nella vita della Repubblica. All’articolo
29 della Costituzione leggiamo:
“La
Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul
matrimonio.
Il
matrimonio è ordinato sull'uguaglianza morale e giuridica dei coniugi, con i
limiti stabiliti dalla legge a garanzia dell'unità familiare.”
Avete capito? Per la
Costituzione Italiana la famiglia è una società naturale (lo ripetiamo: papà
maschio, mamma femmina, bambini anch’essi maschi oppure femmine) il cui
pilastro fondamentale è il matrimonio, laico o religioso che sia. Di più: la
legge deve essere uniformata a garanzia dell’unità familiare. Quindi non solo
la famiglia è un elemento fondamentale al quale lo Stato riconosce una tutela
giuridica, di più: viene precisato anche come deve essere questa famiglia, vale
a dire naturale. È per questo principio elementare che la Corte di Cassazione
ha condannato recentemente il Comune di Roma (ed altri) costringendolo ad
annullare le iscrizioni nel registro delle unioni civili di due padri o due
madri che avevano un bambino: ciò, molto semplicemente, non è previsto dalla
Costituzione Italiana (e per un elementare principio giuridico un qualunque
ente non può attuare delle direttive legislative che contrastino palesemente
con l’ordinamento statale).
Rimasugli sessantottini, teppistelle
frustrate e isteriche del “la vagina è mia e la gestisco io” – non vale se, da
donna libera ed emancipata, vai con Silvio Berlusconi: in quel caso sei una
mignotta e una puttana (ricordate la doppia morale delle femministe e dei
sinistri sulle “cene eleganti” che l’ex premier dava nella sua residenza
privata?) – vecchi residui del “vietato vietare” e del reggiseno come
imposizione della borghesia, relitti umani resi deformi dall’odio ideologico e
politico, zitelle sfigate che arrivate ai quaranta anni non hanno altra scelta
che circondarsi di gatti o programmare il viaggio turistico a Cuba: eccole qui,
le utili idiote del sistema che pensano di combattere e che invece le ha rese miserabili
e rabbiose schiave.
Qualcuno dica a questi
relitti umani che ciò che contestano – con la volgarità e rozzezza che ormai le
ha parificate ai peggiori escrementi umani che urlano e ruttano birra allo
stadio – è scritto e tutelato chiaramente dalla Costituzione, quella della
quale si riempiono spesso e volentieri la bocca – spesso senza nemmeno averla
letta, come abbiamo ampiamente dimostrato – quando si tratta di chiedere l’aiuto
del braccio armato della Magistratura per mettere a tacere gli avversari
politici.
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