venerdì 22 giugno 2018

Il piagnucolio di Saviano e il tatticismo di Salvini



Domanda: può uno scrittore dare ad un Ministro della Repubblica democraticamente eletto del bandito e del criminale, incitare alla disobbedienza ed alla guerra civile contro un governo regolarmente insediatosi, incitare platealmente all’abbattimento del Governo in carica, non si capisce bene in che modo (forse con un colpo di Stato “dolce” come quello che abbatté Silvio Berlusconi nel 2011 per far posto a Mario Monti?).

In Italia, si. Roberto Saviano, evidentemente, può permettersi questo ed altro. Non solo: può fare la vittima, dal suo attico newyorchese, rivolgendosi direttamente non tanto alla vile plebaglia italiana, bensì ai lettori del Guardian.

L’intervista del paladino dell’antimafia è solo l’ultima di una serie di eventi che hanno portato lo scrittore, in questi ultimi giorni, a diventare il rappresentante di quella sinistra rancorosa e bavosa che, non essendo ancora riuscita ad accettare di essere stata rimandata all’inferno dagli italiani il 4 marzo, spiega tutto il suo apparato da guerra mediatico contro il nuovo Governo Conte. Saviano lo fa con una rabbia ed un livore che sono andati costantemente in crescendo, fino alle richieste esplicite di sabotaggio. La battaglia a distanza con Matteo Salvini è in atto già da tempo, e questo lo sappiamo. Nell’ultimo video da New York, però, Saviano mostra un odio viscerale verso colui che, ormai, è diventato per lui un vero e proprio nemico dichiarato.

Cosa ha fatto nelle ultime ore Matteo Salvini per meritare questo? Niente. Si è semplicemente limitato a rispondere ad una giornalista che gli chiedeva lumi sul mantenimento della scorta al noto scopiazzatore con un laconico: “Valuteranno le autorità preposte”. Cos’altro avrebbe dovuto dire? Non c’è stata nessuna minaccia, nessuna polemica, nessun attacco. Nessuna bomba sotto l'auto, nessuna testa di cavallo dentro il letto della suite newyorchese. Eppure questo è stato sufficiente perché Roberto Saviano facesse un video rabbioso e dialetticamente violentissimo contro il Ministro dell’Interno:


“E secondo te, Salvini, io sono contento di vivere così da undici anni? Da più di undici anni. Ho la scorta da quando ho 26 anni, ma pensi di minacciarmi, di intimidirmi? In questi anni sono stato sotto una pressione enorme, la pressione del clan dei Casalesi, la pressione dei narcos messicani… ho più paura a vivere così che a morire così, e quindi credi che io possa aver paura di te? Buffone. Salvini ha come nemici gli immigrati, ha come nemici le persone del sud Italia, insultate un attimo prima di andare, invece, a chiedergli i voti. Ha come nemici i rom, che dice – beh, quelli di cittadinanza italiana ce li dobbiamo tenere. Sono felice di essere tra i suoi nemici, sono felice di essere sommato tra gli ultimi che odia e su cui fa propaganda politica, teatro, senza dare alcuna vera risposta, Salvini oggi è definibile come Ministro della Malavita, espressione coniata da Gaetano Salvemini. Salvini è stato eletto in Calabria, durante un suo comizio a Rosarno, tra le prime file c’erano uomini della famiglia Pesce, storica famiglia di ‘ndrangheta di Rosarno, affiliati alla famiglia Bellocco, potentissima organizzazione di narcotrafficanti. Non ha detto niente, da codardo non ha detto niente contro la ‘ndrangheta: ha detto che Rosarno è conosciuta al mondo per la baraccopoli, che quello è il suo problema, un feudo ‘ndranghetista da decenni.”

E via via continuando con i presunti legami tra Lega Nord e mafia.

Si inizia con bandito e criminale, si finisce con Ministro della Malavita e con buffone. A quanto ne so non ricordo un Ministro della Repubblica Italiana che sia stato mai attaccato con una tale violenza verbale, per di più in maniera reiterata e sempre e comunque da una sola persona.

C’è qualche magistrato che nota qualcosa di strano, magari a tal punto da aprire un fascicolo per vilipendio alle cariche dello Stato, o che so io? Ovviamente no, non ci sarà. Perché Roberto Saviano è il perfetto paladino di questa sinistra, la incarna nella sua essenza più vera e più genuina: la conclamata tendenza a montare polemiche sul nulla; il malcelato disprezzo verso il popolo, specialmente quello che non ha votato a sinistra, definito qualche giorno fa “canaglia razzista”; il piagnisteo eterno e perenne; l’insulto facile; l’accostamento tra notizie assolutamente slegate tra loro per delegittimare e calunniare l’avversario politico (a Rosarno, Matteo Salvini partecipò ad un comizio pubblico, in cui, cioè, chiunque l’avesse voluto avrebbe potuto essere presente: cosa avrebbe dovuto fare? Chiedere il certificato penale a tutti i presenti?); un odio viscerale contro l’avversario politico, trasformato in nemico da abbattere, con tanto di richiesta di aiuto perché “il governo non sopravviva” – testuale dal suo articolo sul Guardian.

Eppure il personaggio, per quanto ridicolo, ha una sua pericolosità. Contro il Governo Conte è stato scatenato tutto l’apparato mediatico di cui la sinistra dispone, cioè quasi tutto – dalle TV, ai giornali, agli opinionisti, dotandolo di una potenza di fuoco senza precedenti. Roberto Saviano, adesso, è quello che abbaia più forte, ma dietro di lui ci sono tutti: la burocrazia parassitaria, i funzionari dei ministeri, il giornalismo connivente e complice con la sinistra e calunniatore con la destra.

È stato aperto un vaso di Pandora, una cloaca di interessi e di equilibri di affari (primo fra tutti il business del traffico di esseri umani pomposamente spacciato per umanitarismo) che, coscientemente o no, si minaccia di far saltare. Per questo il sistema – lo Stato nascosto – sta mobilitando tutti i pezzi da cannone più importanti per cercare di far cambiare direzione ad un’opinione pubblica che, piaccia o meno, è ampiamente accondiscendente verso il Governo e il suo Ministro dell’Interno. Oggi in prima fila a fare cagnara c’è Saviano.
Matteo Salvini, probabilmente, deve averlo capito. Ha capito che puntare sulla scorta di Saviano e sul suo attico di New York, a lungo andare, può risultare controproducente, può fare di questo personaggio un paladino contro le ingiustizie e dargli una notorietà che lo stesso spera, ma che non merita. Ecco perché il Ministro dell’Interno ha abbassato i toni, rispondendo con un semplice “Chi di dovere valuterà se lasciare o meno la scorta a Saviano” anziché polemizzare ulteriormente. In questo modo Saviano ha comunque colto il messaggio, e col solito riflesso pavloviano della sinistra ha attaccato a testa bassa. 

Questa è una guerra violentissima e senza esclusione di colpi. Matteo Salvini lo ha capito e non ha sbagliato nulla. Fino ad ora.

2 commenti:

Nicola ha detto...

Dubito che questa guerra il lerciume rosso la mantenga ancora per molto soltanto "mediatica" : dagli eroici partigiani che hanno perpetrato i loro crimini a guerra abbondantemente finita, ai barricaderi sessantottini con le loro spedizioni firmate hazet e P38, alle zecche devastatrici degli odierni centri sorciali e ai loro attuali difensori togati o sostenitori radical-shit dei vari ambiti culturali, pare che la fucina per forgiare "armi vere" per impartire la loro rinomata democrazia sia rimasta costantemente alimentata negli anni....e non vede l'ora di fare assaggiare il suo prodotto a questi impostori dell'ultima ora, che sembra siano venuti a rompergli le uova nel paniere.

Andrea Chessa ha detto...

L'unica possibilità è che il governo vari una riforma della Magistratura con la responsaboilità dei magistrati e la separazione delle carriere, oltre a piazzare nei posti che contano qualcuno che non sia comunista. Per riequilibrare, almeno...