martedì 27 febbraio 2018

Uccidere un Fascista non è reato (specialmente se indossi le scarpe da tennis)



Se mai dovremmo pestare a sangue una persona con la chiara intenzione di ucciderla, magari in dieci contro uno e dopo averla immobilizzata con del nastro adesivo per impedirle di muoversi e di reagire, staremo bene attenti ad utilizzare scarpe da tennis e non anfibi. Questa sembra essere la lezione da trarre in seguito alla decisione del gip Roberto Biggio, del Tribunale di Palermo, che ha rilasciato, dopo nemmeno due giorni di carcere, Giovanni Codraro e Carlo Mancuso, rei di aver partecipato al pestaggio ai danni di Massimo Ursino, dirigente palermitano di Forza Nuova. 

Questo atto è stato derubricato da “tentato omicidio”, fortunatamente non consumato per una serie di fortunate coincidenze – prime fra tutte le urla della vittima che, in piena ora della sera ha attirato su di se l’attenzione di diversi passanti – a lesioni aggravate.

Questa la motivazione del gip: si sarebbe trattato di un «gesto verosimilmente dimostrativo di sottomissione per mettere la vittima in situazione di impotenza che appare poco conciliante con la volontà di uccidere: infatti verosimilmente ove vi fosse stata una reale volontà omicida, gli autori del fatto dopo che l’Ursino era a terra avrebbero tutti insieme continuato a colpirlo per provocarne il decesso senza perdere tempo nel bloccargli le gambe». Insomma: se vuoi uccidere qualcuno ti basta non avere anfibi nè armi, anche se lo pesti a sangue, cercando di spaccargli la testa sull’asfalto. Questa è la amara lezione che si trae da questo avvenimento. Sui social network la gioia degli antifascisti, gli stessi che in questi ultimi tafferugli creati da loro stessi hanno manifestato esibendo orgogliosamente rotoli di nastro adesivo (e non un solo magistrato che si sia alzato in piedi ipotizzando l’apologia di reato come sarebbe accaduto, sicuramente, se invece una cosa del genere l’avesse fatta un’altra parte politica), è palpabile: “Non ci ferma nessuno!”, scrivono.

In effetti sembra essere proprio così. Nel 2018, in questo Paese, uccidere un Fascista in scarpe da tennis non è un reato. Se poi hai le scarpe da tennis sei in una botte di ferro.

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