Non si può non rimanere disgustati e sconvolti davanti
alle drammatiche immagini e notizie che i media di tutto il mondo stanno
diffondendo da tre giorni a questa parte: tre terroristi assaltano la redazione
di un giornale satirico parigino, uccidendo dodici persone, tra i quali un
agente che interviene da un comando di polizia nei pressi della redazione del
Charlie Hebdo; la stessa vittima che, nel filmato ormai divenuto di pubblico
dominio in tutto il mondo, vediamo freddata a sangue freddo dagli spietati
assassini mentre chiede pietà.
Fin da subito si sono rincorse, specialmente su internet, tesi miranti a far apparire come una montatura il filmato diventato ormai un punto fisso delle varie redazioni giornalistiche e della rete. Noi non sappiamo se l’attentato in questione altro non sia che una oscura macchinazione; non siamo esperti di armi o di rivelazioni balistiche: non sappiamo se quel tipo di arma abbia effettivamente quel rinculo, se faccia più o meno fumo, se dalla faccia di un uomo che viene freddato a sangue freddo con un’arma da assalto a pochi centimetri dal volto esca più o meno di quel sangue. Ma fa certamente pensare il fatto che dei terroristi che riescono ad eseguire, con spietata lucidità e freddezza, una azione di tipo paramilitare riuscendo poi a svanire nel nulla senza un graffio, ora siano ricercati dalle polizie di tutto il mondo – con tanto di identikit e foto segnaletiche –per il semplice fatto che uno di loro, guarda caso, ha provvidenzialmente dimenticato la propria carta di identità sull’autoveicolo utilizzato per la fuga. Ma di questo avremo tempo di parlare.
Ma il giusto ribrezzo e sdegno che una cosa del genere
deve necessariamente suscitare in qualunque persona che voglia ritenersi anche
solo lontanamente civile non deve assolutamente far dimenticare quali sono i
giusti connotati di un problema, e di un pericolo, che va ben oltre la
ritorsione armata per una vignetta satirica, fatto di per se gravissimo.
Cominciamo da un punto che ci sembra imprescindibile: la convivenza con popolazioni diversissime tra loro – come storicamente sono occidentali ed arabi – imposta forzatamente da un capitalismo selvaggio e senza regole al quale si è piegata una classe politica dal ventre molle, incapace di difendere la civiltà e i valori (che negli ultimi decenni sono stati quasi completamente azzerati, o almeno ridotti ad un mero aspetto folkloristico all’interno dell’american way of life successivo alla colonizzazione armata del nostro continente dal 1940 in poi) della propria gente, si rivela ogni giorno sempre più disastrosa o almeno estremamente difficile. La questione del velo islamico delle donne che girano nelle nostre città, il menu musulmano nelle mense scolastiche, la costruzione delle moschee e la predicazione dei dettami religiosi islamici al loro interno, la sopraffazione e l’umiliazione della dignità della donna, il presepe nelle scuole, il crocifisso nelle aule: sono tutti argomenti spesso causa di acceso dibattito tra le forze politiche e che costituiscono l’iceberg di un problema a nostro avviso ben più profondo.
Spesso e volentieri la battaglia politica viene
semplificata nella contrapposizione tra due schieramenti: da una parte la
sinistra e i fanatici dell’immigrazione sempre e comunque (anche a costo di
rischi sociali, culturali, economici e spirituali elevatissimi), per i quali il
tanto fantomatico rispetto delle diversità e delle culture diverse altro non è,
in fondo, se non il tentativo di amalgamarle tutte insieme in un unico
calderone, nel nome di un relativismo culturale, etico, politico, e quindi
nella più totale assimilazione a quello “stile di vita americano” cui in
precedenza si è fatto cenno; dall’altro le destre, meglio sarebbe dire le
nascenti estreme destre (in quanto le destre tradizionali tendono sempre più ad
accorparsi in macroscopiche ed eterogenee realtà liberali e progressiste, come
ad esempio il Partito Popolare Europeo, all’interno del quale confluiscono
partiti tradizionalmente di destra ma che hanno oramai da tempo abbandonato le
proprie storiche battaglie), che si ergono come baluardo in difesa della
Tradizione. Verrebbe da chiedersi: di quale tradizione si tratterebbe? In una
Europa oramai completamente imbastardita, e che ha perso da tempo quelli che
erano stati i suoi riferimenti spirituali e morali per secoli, l’unico culto
millenario che sembra resistere all’usura e all’assalto del tempo appare,
neanche a dirlo, quello della Chiesa Cattolica.
Ma, a ben vedere, tale culto,
almeno nella concreta e reale applicazione che nella vita economica, sociale e
politica ne fanno coloro che si professano suoi aderenti, ha scarsa o
inesistente applicazione. Si pensi al tanto osannato Papa Francesco, giusto per
fare un primo esempio: mai si era avuto, all’interno di una istituzione
plurimillenaria come la Chiesa Cattolica, un Papa capace di stravolgere –
assecondando in realtà un corso già inaugurato dai suoi predecessori e contro
il quale si era opposto, seppur nemmeno troppo ardentemente, Papa Ratzinger –
in così poco tempo tutti quelli che un tempo erano i dettami fondamentali della
Chiesa stessa, come l’apertura alle coppie di fatto, la comunione per i
divorziati, l’accettazione delle coppie omosessuali («Chi sono io per
giudicare?»), per non parlare di un generico buonismo, questo si frutto della tanto
corrosa e decadente modernità, nei confronti dell’immigrazione clandestina, che
ha visto quasi una sorta di “santificazione laica” dell’immigrato, paragonato
addirittura a novello Gesù, spesso dimenticandosi della popolazione nativa del
territorio, che le conseguenze dell’immigrazione, e del santo immigrato, le
vive sulla propria pelle. Il tutto appare ancor più ipocrita, melenso ed
intriso di un penoso e rivoltante politicamente corretto se pensiamo che è
proprio lo Stato del Vaticano – lo stesso, cioè, che fin troppo spesso si
permette di intervenire sulle politiche di difesa (già di per se inesistenti o
estremamente blande) del territorio nazionale da parte di uno Stato sovrano
quale è, almeno nominalmente, lo Stato Italiano – ad applicare proprio il reato
di immigrazione clandestina, punito addirittura con il carcere.
Pensiamo, giusto per fare un altro esempio, al normale
cristiano o cattolico come lo abbiamo incontrato centinaia e centinaia di
volte, magari come nostro parente, amico, conoscente o collega di lavoro:
quanti dettami di questa religione vengono quotidianamente rispettati, come la
morigeratezza nei costumi e nell’abbigliamento, o la castità sessuale, o più in
generale le varie prescrizioni religiose che, in teoria, dovrebbero regolare la
vita del cristiano praticante?
Ci pare, pertanto, che, almeno nella sostanza, la
Chiesa Cattolica, e conseguentemente la tanto decantata tradizione cristiana
che spesso e volentieri le destre cercano di difendere, esista più sulla carta
che non nella realtà, e sia più un inutile orpello di aderenza formale e
“pubblica” di cui cittadini e politici si riempiono la bocca che non un reale
sentire spirituale e una sentita esigenza interiore.
Ciò nonostante, come scrivevamo più sopra, spesso e
volentieri il dibattito pubblico è acceso dalla contrapposizione burqa si/burqa
no, moschea si/moschea no, presepe si/presepe no. Chi si oppone alla
costruzione di una moschea nel nome di una tutela della religione cristiana
fatta propria dalla maggioranza degli italiani, come chi si oppone all’utilizzo
del burqa nel nome del rispetto della dignità della donna, spesso e volentieri
è in perfetta buona fede e pensa realmente e con profondo sentire di far
effettivamente qualcosa di meritevole e di giusto per la propria Patria. Ma bisognerebbe
chiedersi: siamo così sicuri che l’ennesimo centro commerciale o l’ennesimo Mc
Donald’s aperto in centro città e che danneggia le piccole attività
imprenditoriali, così come le ragazzine che si fanno possedere nei bagni delle
discoteche e che spesso e volentieri sono vestite ai limiti della pubblica
decenza, così come le ben 191 basi di occupazione americana presenti nel nostro
territorio nazionale, siamo così sicuri, dicevo, che tutto ciò sia meno lesivo
della cosiddetta tradizione italiana? Non sarà, piuttosto, che spesso e
volentieri chi porta avanti queste battaglie, soprattutto tra le destre, è
talmente invischiato nel “sistema” da non riuscire più a sentirne la puzza?
A parere di chi scrive, pertanto, il problema non è il
musulmano in se e per sé. Se domani diventassi io stesso un musulmano rimarrei
comunque il cittadino italiano che sono. Il problema riguarda, più
generalmente, il mondo arabo. Ci è difficile accettare, per noi occidentali,
per il quale non esiste nulla, nemmeno la religione, che non possa essere
deriso, calunniato, diffamato, dileggiato, sbeffeggiato (tranne, ovviamente,
l’unica vera religione mondiale e i suoi martiri, vale a dire il mito
olocaustico e gli Ebrei, unico caso in cui, nella tollerante e democraticissima
Europa dove oramai si sdoganano perfino le idee sulla pedofilia e l’incesto,
vige ancora l’unico reato di opinione del mondo moderno, volto a cementificare
definitivamente una realtà storica – quale quella sulla seconda guerra mondiale
– la quale presenta, almeno per come ce l’hanno raccontata, ancora molte
contraddizioni e lacune) che possa esistere ancora qualcuno, come i musulmani,
che invece considera la religione islamica e i suoi dogmi come intoccabili e
provi sincero rammarico quando questi vengono dileggiati. Ci è difficile
accettare, per noi occidentali sempre pronti a seguire l’ultima moda del
momento, l’automobile nuova e ancora più potente, il telefono cellulare di
ultima generazione, che possa esistere chi, nel nome della propria Tradizione,
rifiuta così ostinatamente di adeguarsi al mondo moderno che per noi
occidentali, e solo per noi occidentali, sembra il migliore dei mondi possibili.
Ecco quindi che l’apertura del Mc Donald’s non crea stupore: non gridiamo all’invasione americana, alla salvaguardia delle gastronomie locali, all’attentato contro la Tradizione. Anzi: assecondiamo il tutto con una voracità, un’isteria e una mancanza di senso del ridicolo che sarebbe stata semplicemente impensabile nell’Occidente di trecento o quattrocento anni fa.
Qualche giorno fa a Sestu, cittadina vicino a
Cagliari, ha aperto un nuovo Mc Drive: un Mc Donald’s, cioè, in cui le
ordinazioni si fanno semplicemente sporgendosi dal finestrino dell’automobile,
pagando la cifra dovuta, attendendo che l’operatore passi al cliente, sempre
attraverso il vetro, quello che è stato poco prima ordinato, per poi andare via
e consumare quello appena acquistato nell’abitacolo della propria auto. Niente
di diverso, insomma, da tantissimi fast-food (portatori, già di per se stessi,
di una concezione del cibo e del mangiare consumistica, sconsacrata dal suo
vero valore e dalla sua originaria fruizione, ma che il capitalismo americano
ha reso ormai elemento del paesaggio di tutte le città europee), primo fra
tutti quello in via Bacaredda, sempre a Cagliari, conosciuto da anni e anni a
tutti i sardi e a tutti i cagliaritani. Ebbene, tutta la cittadina di Sestu è
stata letteralmente bloccata per due giorni da centinaia e centinaia di
automobilisti ansiosi di provare il “nuovo” Mc Drive, consumare cibo scadente e
addirittura dannoso al fisico, vedere di persona questa nuova entusiasmante
creazione della catena americana. Con tanto di articolo sul più noto giornale
sardo, l’Unione Sarda, che rilasciava addirittura l’intervista ad una signora
che portava i propri figlioletti a vedere il nuovo punto vendita della catena
di ristorazione americana come se si trattasse di una normalissima gita al
parco!
Eppure, in questa circostanza, a parte il sottoscritto non ho sentito nessuno, benché meno di destra o addirittura di estrema destra, lamentarsi per l’ennesimo atto di occupazione commerciale (e finanche culturale) e danno dei nostri commercianti, della nostra economia e della nostra gente, ormai completamente rincoglionita in massa. Cosa sarebbe accaduto, invece, se si fosse trattato di una moschea? Qualche decina, a dir bene forse qualche centinaio, di persone che avrebbero protestato in difesa della tradizione “giudaico-cristiana”, per poi essere prontamente smentiti dal loro nuovo Papa, di mente così aperta e così sensibile al dialogo inter-religioso!
Siamo sicuri che l’apertura di un Mc Donald’s, di un
centro commerciale, o la permanenza di una potenza straniera sul nostro
territorio (le 191 basi di occupazione americana di cui si è scritto in
precedenza) siano meno dannosi della costruzione di una moschea, o del menu
islamico nelle scuole? Non sarà, piuttosto, che alle prime siamo abituati
mentre alle seconde, invece, no? Non sarà che, come custodi e garanti della
Tradizione come molti di noi si autodefiniscono, dovremmo magari imparare
qualcosa dai musulmani, così tenacemente attaccati alle proprie, di tradizioni
(non a quelle americane!), così orgogliosamente e testardamente inadatti a
questo mondo moderno dove le quattordicenni scopano nei bagni e le mamme
portano i figlioletti a vedere la nuova apertura del Mc Drive?
Allora, anche in ore così concitate come queste, in
cui il nostro animo freme e la nostra indignazione si rafforza sempre di più,
dobbiamo essere pronti a lottare contro il nemico, ma che deve essere il vero
nemico! Questi assassini criminali e terroristi, ad esempio!
Quanti di voi sanno, per esempio, che i fratelli Kouachi – entrati in Francia grazie a quelle dissennate politiche sull’immigrazione che ormai costituiscono il leit motiv dell’Europa e che molti di coloro che oggi si strappano i capelli e si indignano hanno contribuito a creare con le loro idee buoniste e politicamente corrette – hanno avuto modo di addestrarsi in Siria, in quelle milizie che combattono contro il legittimo Presidente siriano, Bashar Al Assad, milizie finanziate e sostenute dagli Stati Uniti d’America?
A questo ci hanno portato la società multirazziale e la cieca sudditanza verso le politiche idiote e criminali degli USA e della stupida Europa che è andata loro dietro: al fatto che persone completamente diverse da noi, che non accettano di essere come noi, che mai saranno e vorranno essere come noi, che orgogliosamente e tenacemente rivendicano altri valori da quelli demenziali che noi invece abbiamo fatto nostri, entrano nei nostri paesi, sostenute, rifocillate, aiutate, per non esitare a massacrarci a sangue freddo se osiamo ridere di una vignetta che a loro, invece, non fa ridere per niente.
E ora, come da copione, tutti si strappano i capelli, si indignano, protestano, si ergono a difensori della libertà di espressione, senza capire che sono proprio loro che, con le loro idee, l’hanno affossata, la libertà di espressione. Perché è libertà di espressione fino a che si dicono le cose che fanno piacere a loro.
Rimaniamo in Francia. Quanti di voi hanno sentito
parlare di Diedounnè M’bala M’bala? È un comico e attivista politico francese di
origine camerunense. Negli ultimi anni, contro questo politico, si sono
mobilitati tutti gli intellettuali di sinistra francesi, la comunità ebraica
francese, arrivando perfino a scomodare il Ministero dell’Interno per far si
che venissero proibiti i suoi spettacoli. Cosa che, in un certo senso, è
accaduta, poiché, sulla scia della fortissima e criminalizzatrice campagna
mediatica che è stata condotta contro questo comico prestato alla protesta
civile (una sorta di Beppe Grillo alla francese) Diedounnè ha faticato persino
a trovare teatri che volessero ospitarlo. Recarsi ai suoi spettacoli, ad un
certo punto, è diventata una scelta di coraggio.
Secondo i suoi detrattori, e la comunità ebraica francese in primis (attiva,
come quella italiana, sul fronte della repressione delle idee politicamente
scorrette), Diedounnè sarebbe un antisemita. Cosa avrebbe mai fatto per
meritare un simile e diffamante appellativo? Mettere qualche bomba in una
sinagoga? Organizzare il pestaggio di qualche rabbino? Dipingere qualche
swastika sui muri di Parigi? Niente di tutto questo. Il comico Diedounnè si è
limitato a fare semplicemente… il comico. Si. Come comico ha solo rivendicato
il diritto – quello stesso diritto che ora si rivendica tra le lacrime e la
rabbia dopo la strage di Parigi – di fare satira con tutti e di tutti. Anche di
quella categoria che solitamente, e in Europa in special modo, gode di una
protezione speciale: gli Ebrei. Che per Diedounnè diventano, né più né meno,
bersaglio di critica e di satira allo stesso modo di come lo diventano i
musulmani, i cristiani, gli scozzesi e gli italiani.
Ancora: dove erano i prodi ed eroici difensori della
libertà di espressione, che oggi “twittano” di chiamarsi tutti Charlie e che
partecipano a solenni manifestazioni pubbliche, quando uno stimatissimo docente
universitario di nome Robert Faurisson venica pestato a sangue in strada perché
colpevole solamente divare osato tenere delle conferenze sulla seconda guerra
mondiale, arrivando a conclusioni diverse da quelle tipiche della vulgata
ufficiale?
Dove erano i prodi difensori della morale democratica
quando una libreria spagnola (quella di Pedro Varela), colpevole solo di avere libri di testo di cultura
alternativa, veniva assaltata, incendiata e poi infine chiusa dalle autorità?
Dove erano, questi eroici paladini delle nostre
libertà (tra l’altro: chi gli ha mai chiesto di difendere le nostre libertà?),
quando in tutta Europa centinaia di persone, ragazzi, docenti o semplici
cittadini, venivano arrestati per aver osato anche solo dubitare del dogma
olocaustico ed essersi posti delle domande scomode?
Ve lo diciamo noi: insieme ai redattori del Charlie
Hebdo erano in piazza, a raccogliere 178.000 firme per abolire – per legge – il
Front National di Marine Le Pen, con tanto di foto sulla rivista con il pugno
chiuso. Evidentemente anche in Francia esistono dei coglioni che credono che i
partiti e i movimenti politici si possano chiudere a furor di popolo, come nei
radiosi anni della rivoluzione sovietica tanto cara a questi orfanelli di papà
Stalin, solo perché portatori di idee che contraddicono le loro.
Ecco dove erano, questi prodi difensori della morale
democratica! Che, evidentemente, è democratica solo quando si adatta solo a ciò
che pensano e dicono loro! Perché per i redattori e i lettori (nonché coglioni
di sinistra, non dimentichiamolo) del Charlie Hebdo, evidentemente, è
democrazia insultare milioni e milioni di credenti con vignette raffiguranti
Dio che si lascia sodomizzare da Gesù o Maometto che si fa sodomizzare da un
cane – perché questa è l’idea di democrazia e di satira di questa gente – ma è
crudele violenza aprire una libreria, leggere un libro in silenzio in una
piazza (mentre tutti i no global, gli anarchici e i comunisti che tutto intorno
ti picchiano, ti insultano e ti sputano quella no, non è violenza!) o
dichiararsi contrari alla famiglia naturale. Questa è la loro idea di
democrazia e di satira!
Prima che dai terroristi, dagli assassini, dai criminali, questo continente va difeso da voi. Da voi che siete per la libertà di opinione e di critica, basta che le opinioni siano le vostre e che non veniate criticati voi; da voi che siete per l’accoglienza indiscriminata, anche se questo danneggia la vostra stessa Patria e la vostra stessa gente; da voi, che vi siete dimenticati del vostro vicino in difficoltà per favorire uno straniero invasore che con voi non ha nulla a che spartire e che nemmeno vuole averlo; da voi, che avete insultato milioni di cristiani e di italiani come violenti, intolleranti, bigotti e xenofobi – quando l’unica violenza commessa è stata quella di fare qualche messa di riparazione o leggere in piazza un libro nel più assoluto silenzio, o esprimere la propria opinione su qualche sito internet - per poi stracciarvi le vesti quando i cagnetti che avete tanto difeso e coccolato vi mordono la mano.
Paghiamo decenni di servilismo americano come sgherri
dei più grandi criminali ed assassini della terra; paghiamo politiche lassiste,
che hanno permesso l’invasione del nostro continente da parte di criminali e
parassiti di vario genere; paghiamo il dominio culturale di una sinistra che ha
criminalmente disintegrato tutte le fondamenta della società occidentali così
come è stata intesa per secoli.
Mettetevelo bene in testa e fatevene una ragione:
prima che dai terroristi, dagli assassini, dai fanatici islamici, questa Europa
va difesa da voi.
2 commenti:
Libertà a senso unico purché non si tocchino certe verità della storia dei vincitori.
Le libertà che vogliono tutelare sono esclusivamente le loro.
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