Voglio
raccontarvi una storia che molto probabilmente la stragrande maggioranza di voi
non conosce.
C’erano
una volta quattro ragazzi: Maurizio, Daniele, Diego e Luca. Una notte, alle
quattro di mattina, la Polizia bussa alle loro porte. I poliziotti hanno un
mandato di perquisizione firmato dal sostituto procuratore Luca Tescaroli e
hanno la facoltà di mettere a soqquadro tutta la casa, con particolare
riferimento alle stanze da letto. Si controlla cosa si è fatto con il pc, i
libri che ci sono, i cd, i fumetti, i quadri attaccati alla parete, e si
minacciano psicologicamente questi ragazzi. Che, non essendo dei criminali, non
sanno che cosa fare. Perché da una parte c’è un nutrito gruppo di poliziotti
che li sta trattando in tutto e per tutto come dei criminali; dall’altra ci
sono i loro genitori, svegliati anch’essi nel cuore della notte, che si
chiedono se non si tratti di una clamorosa svista delle autorità o di un figlio
terrorista e criminale che non si erano mai accorti di avere. A ciò si
aggiungono le minacce psicologiche: “Tu non sai bene che cosa hai fatto”, “Tanto
stanotte vieni con noi”, “Un po’ di galera non te la toglie nessuno”. E,
infatti, vengono tutti portati in caserma, perquisiti, intimoriti e poi buttati
fuori.
È
arrivata la mattina, ma la voce corre già sui giornali nazionali. I poliziotti
hanno agito contro il Male Assoluto e le loro azioni devono essere rese di
dominio pubblico, in modo che tali uomini di valore non vengano dimenticati. I
nomi di Maurizio, Daniele, Diego e Luca sono sulle prime pagine dei giornali
con nome, cognome ed anche indirizzo, ad uso e consumo di chi fosse desideroso
di farsi giustizia da solo per vendicare i crudeli crimini dei quali vengono
accusati i quattro. Perché si sa: il diritto alla privacy vale per spacciatori
di droga, stupratori immigrati, pedofili, pirati della strada ed evasori
fiscali. Il loro nome non compare mai sui giornali, e benché meno compare sui
giornali quando ancora nessuna sentenza di condanna è stata emessa. Ci sono
solo quelle famose iniziali, nome e cognome, che ci impediscono sempre, quando
leggiamo il giornale, di capire di chi si tratti, anche se è qualcuno della
nostra città. Ma la legge, evidentemente, non si applica per questi quattro
ragazzi, che sicuramente appartengono ad una categoria tutta particolare.
Dei
pericolosi estremisti e terroristi sono stati arrestati, il Bene ha trionfato
ancora una volta. Quali sono questi crimini? In virtù di che cosa la loro casa
è stata perquisita da cima a fondo, in piena notte, davanti ai genitori
allibiti e intimoriti? In virtù di che cosa sono stati trascinati in caserma,
ancora in pigiama? In virtù di che cosa il loro nome e il loro indirizzo
finiscono sulle prime pagine? In virtù di che cosa la loro vita viene
stravolta?
Sono
gli stessi giornali a dirlo. C’è una pagina web americana, con server
americani, con provider americano, e sottomesso pertanto alla legislazione di
quel Paese che questo sito controlla quotidianamente. Maurizio, Daniele, Diego
e Luca sono entrati in questo sito, si sono registrati con il loro nome,
cognome e indirizzo – tanto non avevano niente da nascondere, non c’era bisogno
di alcun passamontagna virtuale – e hanno cominciato a scrivere con altri
utenti. Storia, politica, attualità, musica… Si pubblicano documenti, si dice
la propria idea, si visionano filmati da YouTube, ci si racconta la propria
esperienza in un mondo che cambia, troppo e male. Questi ragazzi sono preoccupati
per il futuro della propria Patria, che si ostinano ancora a voler considerare
tale e nel nome della quale hanno ancora voglia di dire la loro. Non hanno
picchiato nessuno, non hanno minacciato nessuno, non hanno commesso alcun reato
che non fosse quello di dire e di pensare diversamente rispetto a quello che un
intero sistema si ostina a imporre a tutti. Ma non ci dicono in continuazione
che bisogna sviluppare le diversità? Che bisogna apprezzare chi ha il coraggio
di pensarla diversamente? E allora di che cosa si scandalizzano?
Maurizio,
Daniele, Diego e Luca sono ancora in carcere per aver commesso un delitto di
opinione. Questo delitto non è ancora stato provato, non c’è stata alcuna
sentenza, ma loro intanto sono in carcere, a scontare colpe per le quali,
probabilmente, verranno dichiarati innocenti.
L’etichetta
che è stata affibbiata a questi quattro ragazzi è quella di “Fascista”. Per
tanti, purtroppo per il Bene Assoluto, ciò non è affatto un’offesa, anzi…
Rappresenta e sintetizza le virtù dell’Onore, dell’amore verso la propria
terra, della Lealtà, del Cameratismo… tutti valori che trovano ben poco spazio
nell’epoca della Coca-Cola e di Nichi Vendola. Ma lo sappiamo bene: i
Fascisti non sono persone. Si possono sparare, imprigionare, picchiare,
uccidere e perfino dargli fuoco, perché tanto nessun magistrato verrà mai a
chieder conto a qualcuno di aver ammazzato un Fascista. E si può ben sperare
anche nella buona fede di quei giornali che si dichiarano progressisti e
democratici: ci pensano loro a “silenziare” le date scomode, come quella del 7
gennaio. Perché è in questa data che esattamente 35 anni fa venivano uccisi
Francesco, Franco, Stefano e Alberto, senza che mai nessuno si sia deciso a
fare Giustizia. Perché fare Giustizia per i Fascisti?
E
se nessuno tranne le vittime o i familiari chiede Giustizia per i Fascisti che
vengono uccisi o bruciati vivi, perché mai si dovrebbe chiedere Giustizia per i
Fascisti che vengono “semplicemente” arrestati?
Vi
hanno insegnato che il Fascista è il Male Assoluto. E quindi ve ne fottete se Maurizio,
Daniele, Diego, Luca e con loro tanti altri sono in carcere. Quello che hanno
da dire, del resto, non vi interessa. Ci pensa Mario Monti e Lilli Gruber a
pensare per voi. Un giorno, però, potrebbero bussare alla vostra, di porta, nel
cuore della notte, con i vostri genitori che piangono silenziosamente perché
non sanno che cosa dire, che cosa fare, perché loro sono di quelle persone che
si prendono un coccolone solo per trovarseli in casa, i Poliziotti, perché loro
hanno sempre lavorato e rispettato le leggi, mica come i pedofili, gli
assassini, gli stupratori, quelli che non sono Fascisti e che quindi godono
della privacy, e il loro indirizzo sul giornale non lo si mette…
E
vissero tutti felici e contenti. Per ora. Tranne Maurizio, Daniele, Diego e
Luca…
Nessun commento:
Posta un commento