Nella giornata di ieri, a Teheran, si sono verificati diversi scontri tra gli agenti di Polizia e dei dimostranti che chiedevano al regime iraniano, guidato dal fondamentalista islamico Mahmoud Ahmadinejad, risposte concrete contro la crisi economica. La Polizia ha effettuato cinquecento arresti e Ahmadinejad, già tristemente famoso per le sue affermazioni antisemite contro Israele e per i suoi attacchi contro l’America, ha nuovamente attirato su di se il biasimo dell’intera comunità internazionale che è tornata a chiedere, con forza, il rispetto dei diritti umani in Iran.
Sembra quasi reale, non è vero? Ma si tranquillizzino i lettori: in Iran non è successo fortunatamente nulla, e nessuno è stato arrestato. Ma qualunque pennivendolo della carta straccia nostrana avrebbe potuto tranquillamente esordire in apertura con un pezzo del genere, se ciò che è accaduto negli Stati Uniti due giorni fa fosse invece accaduto in Iran.
Perchè i cinquecento arresti ci sono stati davvero, ma non nell’antisemitissimo Iran di Ahmadinejad, bensì nei democraticissimi Stati Uniti di Barack Obama, quelli che ogni cagnolino di regime ci descrive continuamente come la patria per eccellenza delle libertà e dell’uguaglianza. La polizia ha arrestato cinquecento persone, appartenenti al movimento Occupy Wall Street, che manifestavano pacificamente a Wall Street contro il capitalismo rapace e avido, responsabile della crisi economica mondiale.
Nessuno, però, ha osato scrivere una sola parola. E se la stessa cosa fosse accaduta in Iran? Ve l’immaginate il codazzo di anime pie che si sarebbe strappato i capelli per la violazione dei diritti umani, criminalizzato Ahmadinejad come il nuovo Adolf Hitler (il che, a nostro modestissimo parere, non è affatto una discriminante, anzi!), chiesto a gran voce nuove sanzioni contro l’Iran se non addirittura qualche azione militare risolutiva?
Niente di particolare, cari lettori. Solo un piccolo esempio di come lavori il giornalismo nostrano, che quando non manipola le informazioni le nasconde direttamente.
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