Se l’esecutivo e il governo italiano si fossero sforzati e applicati al massimo, probabilmente non sarebbero riusciti a trovare un modo più disastroso e umiliante per “celebrare” indegnamente i 150 anni dell’Unità d’Italia, reso disgustoso già di per se da chi fino a poco tempo fa era al soldo di Mosca e ora si auto qualifica addirittura “patriota”.
Bersani, a cui evidentemente manca anche il più piccolo senso del ridicolo, ha recentemente riaffermato che “l’Italia nelle questioni della Libia” deve essere protagonista; come per dire: vediamo se i nostri padroni danno qualche briciola anche a noi. Tutti uniti, destra e sinistra, a consumare la vergogna.
Poveri illusi! Pensare che dopo che americani, inglesi e francesi avranno raso al suolo la Libia si sentiranno in dovere di condividere un po’ della loro ricchezza con noi, è da idioti o vigliacchi. Oppure entrambe le cose. Così come lo è pensare che la guerra di Libia venga fatta per ragioni umanitarie, per “aiutare i libici a sbarazzarsi di Gheddafi”, per riportare la democrazia, per venire in soccorso del popolo libico. La nuda e cruda verità è che se le varie nazioni belligeranti agiscono ciascuna secondo i propri interessi (mi auguro ci sia il tempo per esaminarli in futuro), chi ha agito contro se stessa è proprio l’Italia.
È innegabile che la Libia fosse, fino a poco tempo fa, un partner strategico e fondamentale per il nostro Paese. Tantissime imprese lavoravano in Libia, prime fra tutte la Impregilo e la Eni, con conseguenti guadagni per gli affari italiani, che erano riusciti a rendere la Libia un collaboratore privilegiato. Noi, e non solo noi, avevamo anche parlato di una certa malcelata irritazione negli ambienti americani e d’oltreoceano per il fastidio creato dalla politica energetica ed estera dell’Italia che, seppur timidamente, si era comunque mossa verso una certa indipendenza e intraprendenza. Ed ecco che gli Stati Uniti e i loro lacchè approfittano di una insurrezione contro Gheddafi (non si sa ancora da chi pagata né da chi voluta) per intervenire nuovamente nelle beghe di un Paese straniero, con il quale l’Italia faceva affari di grandissima importanza e con il quale era stato addirittura firmato un importantissimo trattato (di cui scriveremo a breve) che l’Italia ha disatteso.
Il comportamento del nostro Paese, come al solito nella nostra Storia, è stato dettato dal solito doppiogiochismo e arrivismo. L’Italia, le settimane precedenti, è rimasta a guardare, prudentemente in attesa degli eventi. Prima Berlusconi aveva affermato che non era il caso di intromettersi nei problemi di Gheddafi, come a dire: risolveteveli voi. Poi Maroni si era addirittura spinto a dire ad Obama di darsi una calmata, di frenare i suoi bollenti spiriti per il solito intervento umanitario in un Paese estero. Poi Frattini aveva affermato che l’Italia doveva intervenire a fianco dell’ONU. Ma solo quando è stato ben chiaro che l’ONU doveva intervenire, e che le cose per Gheddafi non si mettevano benissimo. Quindi ben venga la pugnalata alla schiena contro Gheddafi!
Con il quale, giova ricordarlo, l’Italia aveva firmato un trattato di cooperazione e di non aggressione nel 2009. Tra gli obblighi che i due Stati avevano contratto reciprocamente citiamo quello che riconosce l’ «uguaglianza sovrana, nonché tutti i diritti ad essa inerenti compreso, in particolare, il diritto alla libertà ed all’indipendenza politica» e l’astenersi da «qualsiasi forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra Parte». L’Italia, quindi, avrebbe dovuto rispettare le norme di quel Patto, e non dichiararlo sospeso. I Patti si mantengono, e non si sospendono a seconda di come gira il vento.
Chi ha studiato la Storia non può non provare un senso di déja-vu. Il sottoscritto pensa immediatamente alla prima guerra mondiale quando, alleati degli austriaci, passammo con un accordo segreto dall’altra parte, tanto che i soldati nemici, quando ruppero le difese di Caporetto, lo fecero proprio gridando “Morte ai traditori”. Come dargli torto? E non si può non pensare, ovviamente, alla seconda guerra mondiale quando, caduto il governo di Benito Mussolini, il massone e traditore Badoglio si affrettò a passare bagagli e burattini alla controparte americana, mentre solo fino al giorno prima continuava a chiedere rinforzi ai tedeschi, dicendosi di voler continuare la guerra a fianco dell’alleato germanico. Ora, con Gheddafi, le cose si ripetono.
Certo, certo… chi scrive non ha particolari simpatie per il beduino Gheddafi, trattato con troppi onori dal governo italiano. Ma ne ha ancora meno per chi, vigliaccamente, cerca di salire sul carro del vincitore indipendentemente da qualunque considerazione di ordine politico (infrangendo il Trattato di cooperazione del 2009 che ci vincolava ad obblighi precisi con la Libia), morale ed economico (gli interessi dell’Italia in Libia).
L’Italia era vincolata da precisi obblighi nei confronti della Libia, e avrebbe dovuto astenersi da qualunque intervento contro questa, anche negare le basi agli aerei con contrassegno ONU che, stando alle prime indicazioni che arrivano dai fronti di guerra, cominciano a mietere le loro “democratiche” vittime tra donne e bambini. Tutti gli altri Stati non esitano, quando sono in gioco i loro interessi, ad agire di conseguenza. Perché gli unici che devono mostrarsi sempre e comunque mansueti e docili ai diktat dell’ONU dobbiamo essere noi?
Delle due l’una: o il Trattato di Cooperazione si infrange senza se e senza ma, e allora si entra in guerra insieme agli altri eserciti dell’ONU (chissà, magari ci saremmo tolti qualche soddisfazione contro il beduino), oppure si tiene fede agli impegni presi. E invece l’Italia cosa fa? Quello che sa fare meglio, ovviamente: cerca di mantenere in piedi i due staffe. Cioè: non si impegna direttamente sul fronte di guerra, ma permette che dalle proprie basi partano gli aerei ONU.
E quindi le conseguenze saranno essenzialmente due, l’una escludente l’altra. Se gli americani si impiantano stabilmente in Libia sarà molto difficile, per l’Italia, ritrovare quegli spazi di indipendenza politica ed energetica che eravamo riusciti faticosamente a guadagnarci: l’avarizia e la ferocia a stelle e strisce la conosciamo bene. Se Gheddafi, cosa molto improbabile, riuscirà a riprendere in mano la situazione, non ci perdonerà di aver fornito il nostro spazio aereo e le nostre basi militari agli aerei che hanno invaso e bombardato il suo Paese.
Comunque vada per l’Italia sarà un insuccesso.
È innegabile che la Libia fosse, fino a poco tempo fa, un partner strategico e fondamentale per il nostro Paese. Tantissime imprese lavoravano in Libia, prime fra tutte la Impregilo e la Eni, con conseguenti guadagni per gli affari italiani, che erano riusciti a rendere la Libia un collaboratore privilegiato. Noi, e non solo noi, avevamo anche parlato di una certa malcelata irritazione negli ambienti americani e d’oltreoceano per il fastidio creato dalla politica energetica ed estera dell’Italia che, seppur timidamente, si era comunque mossa verso una certa indipendenza e intraprendenza. Ed ecco che gli Stati Uniti e i loro lacchè approfittano di una insurrezione contro Gheddafi (non si sa ancora da chi pagata né da chi voluta) per intervenire nuovamente nelle beghe di un Paese straniero, con il quale l’Italia faceva affari di grandissima importanza e con il quale era stato addirittura firmato un importantissimo trattato (di cui scriveremo a breve) che l’Italia ha disatteso.
Il comportamento del nostro Paese, come al solito nella nostra Storia, è stato dettato dal solito doppiogiochismo e arrivismo. L’Italia, le settimane precedenti, è rimasta a guardare, prudentemente in attesa degli eventi. Prima Berlusconi aveva affermato che non era il caso di intromettersi nei problemi di Gheddafi, come a dire: risolveteveli voi. Poi Maroni si era addirittura spinto a dire ad Obama di darsi una calmata, di frenare i suoi bollenti spiriti per il solito intervento umanitario in un Paese estero. Poi Frattini aveva affermato che l’Italia doveva intervenire a fianco dell’ONU. Ma solo quando è stato ben chiaro che l’ONU doveva intervenire, e che le cose per Gheddafi non si mettevano benissimo. Quindi ben venga la pugnalata alla schiena contro Gheddafi!
Con il quale, giova ricordarlo, l’Italia aveva firmato un trattato di cooperazione e di non aggressione nel 2009. Tra gli obblighi che i due Stati avevano contratto reciprocamente citiamo quello che riconosce l’ «uguaglianza sovrana, nonché tutti i diritti ad essa inerenti compreso, in particolare, il diritto alla libertà ed all’indipendenza politica» e l’astenersi da «qualsiasi forma di ingerenza diretta o indiretta negli affari interni o esterni che rientrino nella giurisdizione dell’altra Parte». L’Italia, quindi, avrebbe dovuto rispettare le norme di quel Patto, e non dichiararlo sospeso. I Patti si mantengono, e non si sospendono a seconda di come gira il vento.
Chi ha studiato la Storia non può non provare un senso di déja-vu. Il sottoscritto pensa immediatamente alla prima guerra mondiale quando, alleati degli austriaci, passammo con un accordo segreto dall’altra parte, tanto che i soldati nemici, quando ruppero le difese di Caporetto, lo fecero proprio gridando “Morte ai traditori”. Come dargli torto? E non si può non pensare, ovviamente, alla seconda guerra mondiale quando, caduto il governo di Benito Mussolini, il massone e traditore Badoglio si affrettò a passare bagagli e burattini alla controparte americana, mentre solo fino al giorno prima continuava a chiedere rinforzi ai tedeschi, dicendosi di voler continuare la guerra a fianco dell’alleato germanico. Ora, con Gheddafi, le cose si ripetono.
Certo, certo… chi scrive non ha particolari simpatie per il beduino Gheddafi, trattato con troppi onori dal governo italiano. Ma ne ha ancora meno per chi, vigliaccamente, cerca di salire sul carro del vincitore indipendentemente da qualunque considerazione di ordine politico (infrangendo il Trattato di cooperazione del 2009 che ci vincolava ad obblighi precisi con la Libia), morale ed economico (gli interessi dell’Italia in Libia).
L’Italia era vincolata da precisi obblighi nei confronti della Libia, e avrebbe dovuto astenersi da qualunque intervento contro questa, anche negare le basi agli aerei con contrassegno ONU che, stando alle prime indicazioni che arrivano dai fronti di guerra, cominciano a mietere le loro “democratiche” vittime tra donne e bambini. Tutti gli altri Stati non esitano, quando sono in gioco i loro interessi, ad agire di conseguenza. Perché gli unici che devono mostrarsi sempre e comunque mansueti e docili ai diktat dell’ONU dobbiamo essere noi?
Delle due l’una: o il Trattato di Cooperazione si infrange senza se e senza ma, e allora si entra in guerra insieme agli altri eserciti dell’ONU (chissà, magari ci saremmo tolti qualche soddisfazione contro il beduino), oppure si tiene fede agli impegni presi. E invece l’Italia cosa fa? Quello che sa fare meglio, ovviamente: cerca di mantenere in piedi i due staffe. Cioè: non si impegna direttamente sul fronte di guerra, ma permette che dalle proprie basi partano gli aerei ONU.
E quindi le conseguenze saranno essenzialmente due, l’una escludente l’altra. Se gli americani si impiantano stabilmente in Libia sarà molto difficile, per l’Italia, ritrovare quegli spazi di indipendenza politica ed energetica che eravamo riusciti faticosamente a guadagnarci: l’avarizia e la ferocia a stelle e strisce la conosciamo bene. Se Gheddafi, cosa molto improbabile, riuscirà a riprendere in mano la situazione, non ci perdonerà di aver fornito il nostro spazio aereo e le nostre basi militari agli aerei che hanno invaso e bombardato il suo Paese.
Comunque vada per l’Italia sarà un insuccesso.
3 commenti:
Purtroppo hai perfettamente ragione,
la situazione attuale vede un nuovo nemico per noi (Gheddafi) ed un ruolo da marionette nel conflitto in cui la Francia spadroneggia.
Perderemo accordi economici e guadagneremo immigrazione.
Tranne che.
Tranne che Berlusconi non usi una volta per tutte un pugno di ferro che sembra aver dimenticato e faccia ristabilire le giuste gerarchie in campo internazionale.
Vedremo..
Cara Federica, ti leggo con piacere su questo blog ed ammiro il tuo impegno per argomenti che oggi i ragazzi sembrano aver marginalizzato. Purtroppo L'Italia, dal dopoguerra ad oggi è preda di una politica internazionale di puro servilismo e scodinzola come un cagnolino fedele in attesa della ricompensa che spesso si è dimostrata essere più piccola di una briciola. Berlusconi e nessun altro politico è nelle condizioni di sbattere pugni ed imporre nulla in ambito internazionale perchè l'Italia ha venduto la sua identità e la sua dignità in cambio di una pseudo democrazia che in teoria ci avrebbe resi liberi. Mi sono casualmente imbattuto nel tuo blog dove ho potuto constatare la bagarre che si è creata sul tuo caso nei confronti del ministro Calderoli (evito i commenti) e mi permetto di lasciare il link in questa sede affinchè qualcuno vada a rendersi conto a quale livello siamo arrivati.
http://vivendolapuglia.blogspot.com/
Detto questo mi auguro che la dignità con la quale hai affronatato l'evento si trasformi in te in amore vero per la tua Patria e ti spinga a seguire chi da anni grida e rivendica il diritto alla dignità nazionale con le proprie forze e senza leccare i piedi di nessun potente di turno.
Dario Mele
Federica, francamente mi sembra difficile. Ormai i giochi sono fatti, e noi siamo un vaso di terracotta in mezzo a tanti vasi di ferro. E chi è sempre stato incudine non può di colpo diventare martello. Perderemo in influenza su quella zona, in scambi economici, e saremo invasi da immigrati. Non c'è male!
Per quanto riguarda il tuo blog consigliato da Dario Mele ne ho preso visione e l'ho salvato tra i miei preferiti. Mi piace e sembra interessante.
A presto
Andrea CHessa
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