venerdì 7 gennaio 2011

Sudditanza europea

Con un intervento ufficiale, l’Unione Europea ha deciso di non riconoscere la richiesta fatta da Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Lituania, Lettonia di introdurre il reato di negazionismo anche per coloro che negano i crimini comunisti, allo stesso modo in cui in Europa si può andare in galera per aver dubitato della verità ufficiale sulla seconda guerrra mondiale stabilita ed imposta dai vincitori.

Rileggere la Storia con la lente giudiziaria, lo sa bene chi da anni si batte contro le frottole e le gigantesche menzogne dei vincitori, non è mai un bell’affare. Ma lo è ancora meno quando, per non contraddire una lobby, quella sionista, che sostanzialmente detta tutte le linee guida dell’Unione Europea, si applicano due pesi e due misure proprio a scapito di chi, contrariamente a quanto si dice del presunto olocausto, gli orrori compiuti in nome dell’ideologia più satanica e più perversa della Storia, quella comunista, li ha sperimentati effettivamente sulla propria pelle con massacri, torture, carestie, deportazioni e gulag che hanno portato ad un numero di morti tale che, anche a voler prendere per vera la cifra dei sei milioni di morti ebrei per mano dei nazionalsocialisti, fanno rabbrividire “per eccesso”: cento, centoventi milioni di morti.

L’abbiamo detto tante volte, e giova ripeterlo: non bisogna mai giocare con le cifre, e non ridurre tutta la discussione storica sul Nazionalsocialismo ad una questione puramente numerica. Ma equiparare chi di morti si dice che ne abbia fatto sei, con chi sappiamo effettivamente averne fatto più di cento, sarebbe stato un atto minimo di coerenza.

Che non anima l’Unione Europea, se è vero, come è vero, che la innominabile lobby detta legge in ogni campo. E così, proprio mentre sono sempre di più le voci che testimoniano come tutta la storiografia ufficiale sul Nazionalsocialismo, sulla seconda guerra mondiale e sull’olocausto sia basata esclusivamente su menzogne, o su documenti manipolati quando non addirittura inventati, e come sia ampiamente da revisionare, sono sempre più le testimonianze storiche che dimostrano con incredibile chiarezza come, se proprio di male assoluto si deve parlare, quello può essere sintetizzato con il nome di “comunismo”.

Ma per la innominabile lobby niente deve poter essere equiparato al male per eccellenza. Come si poteva pensare che una lobby che riesce a far incarcerare dei semplici scrittori di libri, o anche più semplicemente dei semplici librai (Pedro Varela docet) che hanno avuto il solo torto di venderli, certi libri, e che ha bisogno, per tenere vivo e acceso il dogma olocaustico, di sempre nuove campagne di intimidazione e di manipolazione totale dell’opinione pubblica, che una lobby del genere, dicevo, sarebbe stata in silenzio davanti al “pericolo” che qualcosa oscurasse il dogma? Una cosa sono sei milioni di ebrei uccisi dal Nazionalsocialismo, ed è un dato di fatto, un dogma che diventa insindacabile per legge, pena la perdita delle proprie libertà individuali e una campagna di stampa crudele e demonizzatrice condotta dai mass media, sempre in potere della innominabile lobby; un’altra sono dei crimini veri ed accertati, ma che rischiano di togliere la patente di male assoluto a quegli altri e conseguentemente il potere ricattatorio e di intimidazione con il quale un ben identificabile gruppo di potere ha edificato le proprie fortune politiche, storiche, economiche.

Repubblica Ceca, Ungheria, Romania, Lituania, Lettonia hanno conosciuto sulla propria pelle i crimini brutali, indicibili e terribili del crimine comunista. Ma per l’Unione Europea, e per chi la manovra dietro le quinte, dovranno restare crimini di serie B.

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