lunedì 10 gennaio 2011

Non dimentichiamo Alberto



Ci sono dei ragazzi in strada, ma gran parte della folla si è ormai dispersa. Hanno cantato la loro rabbia, quel giorno, per la strage di Acca Larenzia, che non sarà mai punita, nè ieri nè mai. Alberto sta camminando con un amico, discutono di problemi reali e attuali, come tutti i ragazzi di 17 anni. Non si accorgono che, da qualche minuto, un auto della Polizia li segue, li pedina. Poi un poliziotto scende. Prende con calma la mira. Spara. Alberto viene colpito alla testa, si accascia subito, rimane lì, in una pozza di sangue, mentre il suo assassino impedisce per venti lunghissimi minuti qualunque soccorso. Alberto muore due ore dopo in ospedale.

Non sembra vero, ai pennivendoli di regime, poter additare una ennesima vittoria contro l'antifascismo, contro quel ragazzo che viene descritto armato di una P38 e perciò pericolosissimo, messo in grado di non nuocere da un eroico poliziotto. Ci vorranno anni, tra connivenze politiche e vergognose omertà, per dimostrare che quella famosa P38 non è mai esistita, e Alberto è stato colpito alla nuca, quindi mentre dava le spalle al suo assalitore.

Alberto non verrà ricordato in nessun telegiornale, non ci sono edizioni speciali per lui, nessuna commozione. Vittima dello Stato, di questo Stato, vigliacco ed assassino.

Quanta paura fa la nostra idea? Quanto valiamo se solo per le nostre idee costringiamo la sbirraglia a starci col fiato sul collo, a manipolare prove, testimonianze, informazioni, per difendere i loro criminali?

Alberto marcia con noi, tra le nostre file. Hai visto, Alberto? I camerati non ti hanno dimenticato.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Cosa posso dire, Camerati? E' incredibile!
Dimitris

Andrea Chessa ha detto...

E sono tantissimi i nostri morti dimenticati del secondo dopoguerra, in questa Italia!