venerdì 8 ottobre 2010

E continueremo a chiamarli mafiosi di merda!

Pubblicato sul mensile "Il Lavoro Fascista", mggio 2010

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Avevamo dato appuntamento ai Camerati per le elezioni amministrative della Sicilia del 30 e 31 maggio 2010; in occasione delle stesse, avevamo preparato la documentazione necessaria per presentare due liste MFL nei comuni palermitani di Santa Cristina Gela e Scillato ed abbiamo provveduto alla materiale presentazione, che doveva avvenire fra il 30 aprile ed il 5 maggio.

Con tutta franchezza, posso dire che nessuno di noi nutriva particolari ansie per queste presentazioni, non tanto per fiducia intrinseca nell’onestà dei funzionari siciliani (la Sicilia, mi perdoneranno i tanti cittadini onesti e laboriosi, rimane pur sempre patria della più famosa mafia del mondo), quanto per la mole di precedenti che avevamo dalla nostra. Chi ci segue sa bene che fu proprio la Sicilia a legittimare per prima la liceità delle nostre liste elettorali, presentate in occasione di varie elezioni amministrative fin dal lontano 1993; fu qui, infatti, che si registrò la prima riammissione di una nostra lista elettorale ad opera del TAR della Sicilia, e fu qui che dal 1993 al 2000 ci presentammo a varie elezioni senza più subire alcun ostracismo. Riassumo, a beneficio di quanti non seguono le nostre vicende da allora, che fummo riammessi alle amministrative del 1993 nei Comuni di Palermo, Catania e S. Agata Li Battiati (CT), con il logo del Fascio Repubblicano e la dicitura completa “Fascismo e Libertà”, mentre a Roma nello stesso periodo fummo costretti ad eliminare la parola “Fascismo” dal contrassegno elettorale per essere riammessi alle elezioni. Seguì nel 1996 la partecipazione addirittura alle Elezioni Regionali della Sicilia, con tanto di pubblicazione del logo della lista MFL e dei nominativi di tutti i candidati sulla “Gazzetta Ufficiale della Regione Sicilia”, come testimonia la copia un po’ rovinata di una delle pagine di quella Gazzetta, mentre nel 1997 tornammo ad essere presenti nel Comune di Palermo.

Infine, nell’anno 2000, alcuni mascalzoni già espulsi dal MFL nel 1998, tentarono di legittimarsi quali depositari del logo MFL presentando una lista falsa (ma con il nostro contrassegno completo!), senza incontrare alcun ostacolo da parte dei mafiosi locali facenti capo alla commissione elettorale.

Eravamo, dunque, più che tranquilli, in quanto pur sapendo di vivere in una repubblica delle banane, non avremmo mai creduto che una tale mole di precedenti avrebbe potuto essere gettata nel cesso da qualche squallido mafiosetto di paese, convinto di guadagnarsi così una medaglietta di latta antifascista da esporre con orgoglio al pari delle decorazioni di una guerra mai combattuta che ostentano tanti sedicenti partigiani.

Ma quello che non sarebbe mai accaduto neppure nella fantasiosa repubblica delle banane portata sugli schermi cinematografici dal comico Woody Allen nei lontani anni 70, è accaduto nella Sicilia del 2010: le nostre liste sono statee ricusate!

I prodi antifascisti mafiosi delle Sotto Commissioni Elettorali di Corleone (il nome di questo paese dice già tutto…) e di Termini Imerese, si sono assunti l’eroico compito di violare la Legge e le consuetudini, eliminando le nostre liste con sforzi di fantasia enormi e veri e propri falsi in atto pubblico!

Cominciavano le danze quelli del clan dei corleonesi, che giudicavano la lista MFL presentata a S. Cristina Gela, comunicando al Camerata Capizzi che il contrassegno elettorale era illegale, appellandosi alla Sentenza del Consiglio di Stato del 1994, ovvero quella che sanciva la liceità del Fascio Repubblicano, purché disgiunto dalla parola “Fascismo”! Da notare che questa Sentenza, violata in primis proprio da chi l’aveva sollecitata, cioè il Ministero dell’Interno, per il quale anche il Fascio resta contrassegno illecito, viene ormai da anni violentata ed interpretata sempre a seconda degli interessi dei mafiosi antifascisti che tentato di buttare fuori dalle elezioni le nostre liste; c’è, infatti, chi giustamente la ignora, in quanto non si può impedire ad un movimento politico riconosciuto legalmente operante con un nome ed un simbolo la partecipazione alle elezioni con quegli stessi nome e simbolo, e chi la ignora con comportamento esattamente opposto, ovvero non considerando legale neppure l’utilizzo del Fascio! In mezzo a queste due interpretazioni, troviamo i tanti che la fanno valere a modo loro, cioè estendendola non solo alla parola “Fascismo”, ma anche alla sigla MFL e persino alla sola lettera “F”! In onore al vecchio detto “democratico” secondo il quale la Legge si applica nei confronti dei nemici, ma si interpreta quando si giudicano gli amici!

Tornando alla ricusazione dei corleonesi, munendosi di tanta pazienza e della relativa documentazione, il Camerata Capizzi si recava a colloquio dal Presidente della Sotto Commissione, che vediamo idealmente raffigurato nella foto sopra, facendo notare che se la famosa Sentenza del 1994 fosse stata vincolante, coloro i quali hanno accettato le nostre liste elettorali in Sicilia nel 1996, 1997 e 2000 meriterebbero la galera… Ma il Presidente, mostrando una preparazione da vero giurista, rispondeva: “Ognuno ragiona con la propria testa”, sottintendendo che in Italia non esistono Leggi, ma solo rotoli di carta igienica stampati con direttive che ciascun mafioso può stravolgere a piacimento!

Ma dopo la frase di cui sopra veniva il meglio; il Capo Bastone, mostrandosi falsamente bonario, faceva notare al Camerata Capizzi che c’era ancora tempo per sostituire il contrassegno ed evitare tante seccature. Capizzi, dopo essersi consultato telefonicamente con il sottoscritto, decideva di incassare l’abuso al fine di salvare la lista, e con essa gli sforzi di tutti quelli che avevano contribuito a darle vita con le loro candidature; tornava, quindi, alla Commissione elettorale recando con sé il logo MFL di riserva, ovvero quello su cui non compare la parola “Fascismo”, ma solo la sigla “MFL”… E qui il capoccione dei corleonesi superava sé stesso: non si può sostituire il logo senza sostituire anche tutti gli altri documenti allegati alla lista, poiché essi contengono la descrizione del simbolo ricusato!

Ora, non era mai accaduto nella storia del MFL di incontrare un mascalzone così arrogante ed in malafede da inventarsi di sana pianta delle regole mai scritte da nessuno; è ben vero, infatti, che tutti i documenti inerenti le candidature recano la descrizione del logo del movimento, ma è altrettanto vero e dimostrabile che in caso di logo sostituito a causa di una decisione della commissione elettorale, tutti i documenti si ritengono comunque validi. Del resto, basterebbe rammentare quanto accadde a Torino nel 2006, allorquando un altro Prefetto mafioso ci impose la censura della parola “Fascismo” (già usata in ben 15 elezioni in provincia di Torino, dal 2000 al 2005) dal contrassegno; dopo aspre litigate con la Commissione locale, cancellammo la parola “Fascismo” sostituendola con la parola “Censurato”, ma a nessuno venne in mente di chiederci di rifare tutte le candidature ed i documenti relativi. E casi simili accadono ad ogni tornata elettorale non solo a noi, ma a politici e partiti ben più noti ed importanti…

Ma il capo dei corleonesi non ha sentito ragioni: la lista va ricusata!

Il Camerata Capizzi ha chiesto al boss mafioso locale di mettere tutto nero su bianco, per consentirci di denunciarlo al più presto, ma quando si è recato a ritirare il verbale della ricusazione definitiva… Sorpresa! Del tentativo di consegnare un logo alternativo e delle motivazioni del rifiuto di acquisirlo non vi era l’ombra! Lista ricusata in quanto il contrassegno non è stato sostituito nelle 48 ore di Legge!

E così i mafiosi di Corleone arrivano persino a falsificare un atto pubblico pur di danneggiare i Fascisti! Spero per loro che i 30 denari che riceveranno dal Capo Clan in premio possano servire per acquistare tante medicine in Farmacia… Noi, intanto, stiamo preparando la doverosa querela ai danni di questi farabutti, anche se abbiamo già una vaga idea di come finirà!

Potrebbe bastare? Ma nemmeno per sogno! Dobbiamo ancora rendere conto ai Camerati del comportamento dell’altra cosca mafiosa, ovvero la Sotto Commissione Elettorale di Termini Imerese, competente per il Comune di Scillato… Ma prima di entrare nei dettagli, sarà bene fare una premessa atta a chiarire la situazione; in Sicilia vige una Legge elettorale diversa da quella del resto d’Italia, grazie alla ridicola qualifica di Regione a Statuto Speciale di cui gode l’Isola. Grazie a questa autonomia, forse per sentirsi meno italiani, i politici siciliani si sono fatti una leggina zeppa di assurdità, tipo la facoltà di un candidato di candidarsi contemporaneamente, nello stesso Comune, sia alla carica di Sindaco, sia a quella di Consigliere Comunale… Spicca poi la coreografica dichiarazione con la quale ogni candidato dichiara di non essere mafioso (!) e di non essersi imparentato con mafiosi… Infine, mentre in tutta Italia le liste elettorali vanno consegnate un mese prima delle elezioni il venerdì e il sabato, in Sicilia, per evitare che i politici locali si affatichino sotto il caldo torrido, la consegna delle liste si può effettuare dal venerdì al mercoledì successivo!

Il buon Camerata Capizzi, che non essendo mafioso di professione, né per hobby, ha dovuto conciliare la consegna delle liste con i suoi affari, recandosi di conseguenza a Scillato alcuni giorni dopo la consegna di Santa Cristina Gela… Dunque quando si è presentato a questo secondo Comune, il clan dei corleonesi aveva già realizzato le sue porcherie ai nostri danni… Ed essendo la Sicilia terra di “pizzini”, i corleonesi non potevano certo venire meno alle tradizioni insegnate dal collega Provenzano!

E così i mafiosi di Termini Imerese hanno preparato una lunga serie di motivazioni per invalidare la nostra lista, senza limitarsi al solito ridicolo mezzuccio del simbolo irregolare; queste motivazioni appaiono fin da un esame sommario ai limiti del delirio, dato che neppure i corleonesi, che pur avevano ricusato la lista, erano arrivati a tanto… Si parte dalla difformità della modulistica da noi utilizzata rispetto a quella proposta dalla Regione Sicilia in facsimile e si giunge, in un crescendo di deliri e falsificazioni, fino all’asserita mancanza di dichiarazioni da parte dei candidati, passando per rilievi degni di un comico affermato a proposito di presunte dichiarazioni errate.

Giusto per non annoiare i Camerati lettori, mi limito a sottolineare alcune “perle”; innanzi tutto, persino le istruzioni regionali sottolineano che i candidati non hanno alcun obbligo di utilizzare i facsimile della Regione, purché inseriscano fra la modulistica le dichiarazioni obbligatorie per Legge, puntualmente elencate ed altrettanto puntualmente riportate sui nostri moduli… Inoltre, ci viene contestata la mancanza di una dichiarazione pubblicata erroneamente su un facsimile della Regione, ovvero, la mancata dichiarazione del candidato Sindaco di non essersi candidato al Consiglio Comunale di altri Comuni… Peccato che la Legge consenta a chi si candida a Sindaco di candidarsi anche al Consiglio Comunale in ben due Comuni! Ma il top del ridicolo questa congrega di mafiosi lo raggiunge rilevando una presunta difformità fra le dichiarazioni del candidato a Sindaco, il quale in un modulo dichiarerebbe di non essersi candidato in altri Comuni, mentre in un secondo modulo dichiarerebbe di essersi candidato in due Comuni diversi… Peccato che si tratti, nel primo caso, della candidatura a Sindaco, che per Legge è possibile in un solo Comune, mentre nel secondo caso sia una Candidatura al Consiglio Comunale, che per Legge è consentita in due Comuni diversi!

Giusto per non farsi mancare nulla, i mafiosi di Termini Imerese concludevano la loro delirante lista di irregolarità inventate (non a caso, nessuna di esse era stata rilevata a Corleone, benché la modulistica fosse assolutamente identica!) con la solita contestazione della presunta illegittimità del contrassegno elettorale. Ma tutto questo, che già di per sé rappresenta un modo di agire infame e che configura diversi reati di falso e di abuso d’ufficio, veniva commesso violando vergognosamente quelle stesse istruzioni della Regione che i mafiosi di Termini Imerese fingevano di rispettare con noia e pedanteria! Infatti, qualsiasi non analfabeta che volesse leggere queste istruzioni, al paragrafo 15 – “Adempimenti della commissione elettorale circondariale”, troverebbe quanto segue:

G) Regolarizzazione di documentazione

Qualora all’atto della verifica dei documenti e delle dichiarazioni relative alla presentazione delle liste dovessero riscontrarsi vizi formali ovvero dovessero mancare documenti o dichiarazioni così come prescritti, la commissione elettorale circondariale assegna ai presentatori un termine di 24 ore per produrre quanto richiesto; decorso infruttuosamente tale termine la lista risulta cancellata e non ammessa alla competizione elettorale. Quanto precede, secondo il comma 2 dell’art. 18, T. U. approvato con D.P.Reg. 20 agosto 1960, n. 3, aggiunto con l’articolo 2 della l.r. 20.8.1994, n. 32. Si precisa che la regolarizzazione introdotta supplisce la carenza dei requisiti meramente formali, non di sostanza, degli atti presentati, nonché la mancata produzione tipologica dei documenti (mancanza di documenti o di dichiarazioni così come prescritti) e non la mancanza della documentazione.
(Cfr. T.A.R. – Sezione Catania – Sez. I – sent. n. 1278/1994).

F) Esame del contrassegno di lista

L’operazione consiste nel controllo del contrassegno di lista. Esso dovrà essere ricusato qualora risulti identico o facilmente confondibile con quello di altre liste presentate in precedenza, o con quelli notoriamente usati da altri partiti o raggruppamenti politici. Vanno, inoltre, ricusati i contrassegni di lista notoriamente usati da partiti o raggruppamenti politici che non siano presentati da persona munita di mandato da parte di uno o più rappresentanti del partito o del gruppo politico stesso, mediante firma autenticata. Verificandosi tali ipotesi, gli artt. 18, lett. e) e 21, comma 1, T.U. approvato con D. P. Reg. 20 agosto 1960, n. 3, non dispongono l’immediata eliminazione della lista, ma soltanto la ricusazione del contrassegno della lista prescelta. In conseguenza, la commissione assegna ai delegati della lista un termine di non oltre 48 ore per la presentazione di un nuovo contrassegno o della autorizzazione di cui si è detto sopra; della ricusazione deve essere dato immediato avviso (anche telegrafico, se occorra) ai delegati stessi. Se il nuovo contrassegno o l’autorizzazione non verranno presentati o se essi non soddisfino alle condizioni prescritte, la lista non sarà ammessa.

Ed invece, come hanno agito i mafiosi di Termini Imerese? Ricusando la lista senza contraddittorio e senza assegnarci i termini garantiti dalla Legge per correggere eventuali mancanze di documenti o di dichiarazioni (24 ore), oppure per presentare un contrassegno di riserva (48 ore)! Anzi, non si sono neppure degnati di comunicare l’illecita ricusazione a noi del MFL, preferendo avvertire quelli del Comune di Scillato con una fax, ed inviando sempre allo stesso Comune, dopo giorni, il verbale di ricusazione!

Ovviamente abbiamo presentato una denuncia ancora più corposa contro questi lerci mafiosi, ma sappiamo già come andrà a finire… In un Paese serio, dei funzionari che osassero comportarsi così finirebbero dritti in galera, ma nell’Italia di Pulcinella, della mafia e dei partigiani, certamente si troverà il modo di archiviare la querela, nonostante i tanti e documentati abusi perpetrati da questi mascalzoni

Terremo, come sempre, i Camerati informati circa gli sviluppi di questa squallida vicenda, garantendo nel contempo a questi infami delinquenti autorizzati che non trascureremo alcuna azione politica, né alcuna possibilità legale, per fargli pagare il fio della loro arroganza derivante da un senso di onnipotenza e di impunità che le loro frequentazioni mafiose gli garantiscono da sempre.

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

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