Ogni anno, ogni maledetto 25 aprile, quando torme di pagliacci scendono in strada a celebrare il tradimento, il disonore militare, la sconfitta della Nazione ed il suo declassamento a mera colonia americana, spunta puntualmente fuori qualcuno che ci parla di “pacificazione”.
Da una parte uomini e Patrioti, che non abbandonarono la Nazione nel suo momento più drammatico, arruolati nelle Brigate Nere, nei reparti della Repubblica Sociale Italiana, nelle SS Italiane, al fianco dei gloriosi alleati Nazionalsocialisti, pronti ad immolarsi in Russia, in Africa, in Egitto, in quell'Italia che non si voleva far cadere nelle mani degli americani. Dall'altra i partigiani, vili banditi e teppisti, come ampiamente dimostrato dalla sentenza 747 del Tribunale Supremo Militare (anno 1954, ben nove anni dopo la caduta del Fascismo, giova ricordarlo), che qualifica come legittimi soldati i combattenti inquadrati nelle formazioni Fasciste - appartenenti ad uno Stato legalmente riconosciuto (la Repubblica Sociale Italiana) da gran parte degli Stati allora in guerra, contro i banditi, non qualificabili come belligeranti. In poche parole: vili terroristi.
Ebbene: Noi non vogliamo nessuna pacificazione tra repubblicani Fascisti e partigiani. Non vogliamo sederci con gli eredi di coloro che hanno svenduto la Patria, che sparavano a legittimi soldati alle spalle, che si nascondevano sui monti solo per razziare e depredare, che violentavano donne e bambine indifese colpevoli solo di amare un fascista o di averlo come padre, che salutavano come “liberatori” gli assassini di Dresda, di Hiroshima, di Nagasaki, di Gorla, il tutto mentre c’era ancora chi dava il proprio sangue per non infrangere un giuramento che e poter dimostrare che l’Italia non era fatta solo di vigliacchi opportunisti e voltagabbana.
Mentre voi celebrate stupratori e banditi noi rimaniamo in silenzio, a ricordare coloro che non ci sono più ma che ancora oggi ci marciano accanto, nell’attesa di tornare a rendere grandi questa Nazione che avete distrutto, impoverito, umiliato e depredato.
Conosciamo molto bene la differenza tra chi diede tutto per la Patria e chi la svendette al miglior offerente, e non vogliamo sederci al tavolo con loro, né oggi, né domani, né mai.
Disprezzo per gli omuncoli, lunga vita a coloro che scelsero la parte sbagliata e non indietreggiarono.
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