Ma partiamo dall’inizio. Il 15 febbraio la Enrica Lexie, nave della NATO con a bordo i due marò italiani, mentre naviga in acque internazionali incrocia un peschereccio indiano che effettua manovre sospese e non rispetta né l’alt della nave militare né i colpi in aria sparati dai marò. La Enrica Lexie viene pertanto invitata (secondo le autorità indiane), ma meglio sarebbe dire costretta (secondo la versione del nostro Ministero degli Esteri) ad attraccare nel porto di Kochi dove, scaduti i due giorni di custodia cautelare, vengono arrestati.
Le accuse sono gravissime: duplice omicidio di due cittadini indiani. Detta così sembra semplice. Ma le zone d’ombra sono tantissime.
Prima fra tutte la sparatoria. Secondo la versione italiana i proiettili che hanno ucciso i due pescatori non possono provenire da armi in dotazione ai militari della NATO: i bossoli dei proiettili trovati sui due civili uccisi non coinciderebbero con quelli che sono solitamente in dotazione ai militari NATO, italiani compresi. Sembra che i nostri militari abbiano rispettato, né più né meno, una procedura internazionali. Cosa accadrà se i militari venissero condannati? Che la forza deterrente delle navi NATO, e in particolare quelle dell’Italia, sarebbe azzerata, e diventeremmo succulenti bersagli per i pirati, già adesso particolarmente smaliziati.
Secondo punto. Chi diavolo ha dato l’ordine ai militari italiani di abbandonare la nave italiana, che è considerata territorio italiano su cui l’Italia ha la propria sovranità giurisdizionale, per attraccare nel porto indiano di Kochi? L’amministrazione militare italiana dovrebbe indagare seriamente questo fatto.
Terzo: gli indiani non si sarebbero mai permessi di utilizzare lo stesso trattamento con soldati inglesi o americani. Sanno molto bene che con l’Italia possono permetterselo. Del resto la nostra reputazione in campo internazionale è, né più né meno, prossima allo zero. Una Nazione vittima di un’umiliazione simile a quella che abbiamo subito noi, i militari di un Paese membro della NATO – cosa che, fino a prova contraria, dovrebbe ancora contare qualcosa – si sarebbe attivata immediatamente mediante tutti i canali diplomatici, e non solo. Avrebbe portato la questione all’ONU e avrebbe sguinzagliato qualche nave da guerra ai confini delle acque indiane. Magari con l’espressa intenzione di non agire in alcun modo dal punto di vista militare, ma sufficiente a mostrare, almeno un po’, i muscoli.
Ma il problema è proprio questo. L’Italia, di muscoli, non ne ha. Siamo come il più scalcinato ladrone della banda Bassotti che tiene bordone ai criminali ben più grossi, mentre arraffano a più non posso, pronti a rifilare un sonoro ceffone a quel ladrone mezzo scemo se non sta a posto.
Ma è indubbio che l’Italia abbia esagerato in pavidità e codardia. Addirittura Monti ha richiamato il suo (sic!) Ministro degli Esteri, Terzi, per rimproverarlo di non aver saputo gestire al meglio la questione, accusandolo né più né meno di essersela fatta sotto. Terzi ha incassato e poi è andata ad abbiare timidamente agli indiani. Reazione tardiva: gli hanno riso in faccia.
E non si può non citare, purtroppo, il comportamento della sinistra, dei cessi sociali e di importanti firme rosse. Parliamo delle scritte oltraggiose contro i nostri militari che sono apparsi in diverse città d’Italia, e del vergognoso articolo di Giuliana Sgrena apparso qualche giorno fa su Il Fatto Quotidiano. La pennivendola rossa sta, senza se e senza ma, dalla parte degli indiani. I marò italiani sono degli assassini e vanno assicurati alla giustizia. Se pensiamo a come piagnucolava davanti alle telecamere dei terroristi che la tenevano in ostaggio in Afghanistan, pietosamente chiedendo a chiunque le passasse per la testa di attivarsi per la propria liberazione, e se pensiamo che per una Sgrena abbiamo perso un Calipari, ci invade una tristezza desolante.
In questa storia di umiliazione, che ci fa pensare seriamente che più giù di così l’Italia non possa andare, gli unici che dimostrano dignità e senso dello Stato sono i nostri due marò. “Ci comporteremo da italiani”, hanno detto. Almeno voi…
P.S. Mentre questo mio intervento era quasi in fase di pubblicazione, le agenzie di stampa battono altre due notizie. Innanzitutto la morte di Franco Lamolinara, ucciso dai terroristi islamici che lo tenevano in ostaggio in seguito ad un fallimentare blitz delle forze speciali inglesi, non concordate con gli italiani che pur avevano espressamente richiesto di essere contattati prima di dare il loro avvallo a qualunque iniziativa militare. Anche qui: che cosa deve fare il governo italiano? Monti o Terzi aspettano che Cameron gli sputi in faccia al prossimo vertice G8? E poi la falsa notizia della liberazione di Rossella Urru, la cooperante rapita dal campo profughi di Rabouni. Ci auguriamo tutti che la nostra connazionale ritorni a casa.
Nessun commento:
Posta un commento