Giappone. 66 anni fa. La guerra è ormai perduta, ma si vuole almeno perderla onorevolmente. È per questo che lo Stato nipponico è impegnato, già da diverso tempo, in complicate e segrete trattative con gli alleati. I quali, dal canto loro, esigono la resa incondizionata. È l’arroganza del vincitore, supportata dall’utilizzo spropositato della forza anche e specialmente contro la popolazione civile delle nazioni nemiche, che guida i politici americani, inglesi e sovietici. È il 6 agosto quando dalle basi americane decollano gli aerei che trasportano le bombe atomiche da sganciare su Hiroshima e Nagasaki. Se il Giappone non vuole capitolare definitivamente, sarà costretto a farlo dopo quel carico di morte e devastazione che viene dal cielo, completamente inutile perché effettuato quasi con sadismo contro una Nazione ormai in ginocchio.
Sono passati sessantasei anni. Ma l’arroganza di chi ha vinto – ahimè! – quella guerra è ancora intatta. Noi non dimentichiamo un olocausto vero: quello dei 150.000 morti in pochi giorni, a cui aggiungere le centinaia di migliaia di feriti e mutilati che continueranno (e in molti casi continuano ancora oggi) a pagare in termini di esposizione alle radiazioni e malformazioni il bombardamento di Hiroshima e Nagasaki. Che si sommano alle vittime di Dresda, di Napoli, di Cagliari, di San Lorenzo...
Noi non dimentichiamo che coloro che ieri bruciavano Dresda, Hiroshima e Nagasaki, oggi sono gli stessi che, in nome di una falsa democrazia e di una finta libertà, stuprano e violano l’Iraq e l’Afghanistan. Criminali erano ieri, e criminali sono oggi. E, oggi come ieri, rimane immutato il nostro odio e la nostra rabbia.
1 commento:
Rimane immutato il nostro odio...
Esatto!
Dimitris
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