I soliti divoratori di carogne ci si erano tuffati a corpo morto, sulla strage in Norvegia. L’ennesimo attentato, con tanto di rivendicazione del solito sconosciuto gruppo estremista islamico, era un’occasione troppo ghiotta per non rinverdire quello scontro di civiltà tanto caro a sionisti e lacchè degli americ-ani. L’ennesima occasione, fatta sulla pelle di vite innocenti, per poter dire: vedete? Sono sempre “loro” che ci attaccano! Loro che ci dichiarano guerra!
Ma stavolta i soliti divoratori di carogne si sono fatti prendere dall’ingordigia. Tanto da non riconoscere quella che, né più né meno, era una colossale balla per destabilizzare l’opinione pubblica.
Questa volta il servilismo alle balle us-raeliane, che i pennivendoli hanno propagandato a squarciagola, è costato caro ai pennivendoli stessi.
La dimostrazione più evidente la da’ Il Giornale. Mentre, nelle prime ore del mattino, le copie della carta di regime venivano distribuite in Italia, le varie agenzie internazionali battono la notizia: l’attentato in Norvegia non è stato causato da alcun gruppo estremista islamico, ma da un uomo norvegese che viene descritto come un fanatico militante di estrema destra (se non è un pericoloso barbuto armato di tritolo può benissimo essere un crudele nazifascista: un mostro vale l’altro). Torneremo in seguito su questa notizia, ben più significativa di quanto possa apparire a prima vista. Niente attentato pro-Islam, dunque. Niente furia assassina dei musulmani. Niente crudeltà anti-occidentale. Il terrorista ce l’avevano in casa. Così Il Giornale è costretto frettolosamente a ritoccare non solo la prima pagina, ma anche tutti gli articoli e le rubriche interne, sature di livore anti-musulmano, e in cui si distingue, giusto per non smentirsi, l’intramontabile Fiamma Nirenstein.
Ma, a seconda delle zone, la prima edizione, quella non ritoccata, veniva già distribuita e sistemata sugli scaffali degli edicolanti. In Italia, pertanto, l’edizione de Il Giornale è uscita qui con la notizia dell’attentato islamico, “Sono sempre loro. Ci attaccano”,
lì col titolo ben più neutro “Attacco sanguinoso. Strage in Norvegia”. Fornendo, a chi è ancora dotato di cervello, un esempio lampante di come lavorino i mass media e di come, anche partendo semplicemente da un titolo di apertura e da un occhiello, si possa manipolare il giudizio dei lettori.
Veniamo così a sapere che l’autore dell’attentato è un certo Anders Behring Breivik. La polizia ipotizza che, a seguito di alcune frasi pubbliche scritte nella sua pagina profilo su Facebook, possa appartenere a gruppi “della estrema destra xenofoba” (la destra è xenofoba sempre e comunque, per definizione), cattolico tradizionalista e anti-musulmano. Ma per essere classificati come tali (cattolici e fascisti), evidentemente, basta poco anche in Norvegia. Anders Breivik si è diretto ad un raduno di giovani laburisti, sull’isola di Utoya, travestito da poliziotto, e lì ha dato inizio alla strage, sparando all’impazzata su veri e propri bersagli umani e innescando delle bombe, probabilmente fabbricate anche utilizzando un fertilizzante chimico che, in quanto lavoratore in una azienda agricola, doveva sicuramente possedere in grandi quantità. L’agghiacciante mattanza è durata più di un’ora. Interminabili minuti in cui un fanatico norvegese gioca al suo gioco preferito “Call of Duty Modern Warfare”, ma stavolta dal vivo e non contro i pixel di un monitor ma contro ragazzini terrorizzati che cercano in ogni modo una via di scampo.
Sempre da Facebook possiamo notare le sembianze dell’assassino. Anche Repubblica pubblica le foto sul suo sito internet. Una, in particolare, non può passare inosservata a chi è abituato ad avere familiarità con certi simboli. E’ sorridente, ed è addobbato in una maniera un po’ particolare. Completo nero, ricamo azzurro sotto la giacca, guanti bianchi, e un grembiule con chiari riferimenti massonici. Anders Breivik posa in abito massonico davanti all’operatore. Ma la gente, si sa, è idiota. Si beve di tutto, e ciò che non le viene propinato non se lo beve affatto. Così anche la didascalia di Repubblica tace democraticamente su questa vestizione particolare. Eppure ci si sarebbe potuto fare lo scoop: “E’ massone lo stragista di Utoya”…
Ma, a ben guardare, i democratici giornali tacciono anche su ben altro. Evitano di farsi la solita domanda del “Cui prodest?” E pertanto omettono accuratamente di dire che la Norvegia è stata una delle poche nazioni a dichiarare apertamente che, alla votazione ONU di settembre, avrebbe votato SI alla fondazione di uno Stato palestinese. Evitano di ricordare che la Norvegia è uno dei pochi Stati in cui i proventi del petrolio, che le hanno consentito una crescita astronomica negli anni passati, sono a carattere pubblico. Evitano di dire che i proventi del petrolio sono stati trasformati in fondi pensioni pubblici e per i cittadini, e che nonostante ciò la Norvegia non fa parte dell’OPEC. Evitano di dire che questi fondi sono gestiti direttamente dalla Norges Bank, la Banca Centrale norvegese che è pubblica e che non fa parte della zona euro. Evitano di dire, ancora, che non solo il petrolio, ma anche altri settori fondamentali per l’economia nazionale come l’energia elettrica, l’alluminio e le telecomunicazioni sono a gestione statale.
Informazioni che ben avrebbero aiutato a rispondere al leggendario “A chi giova?” che ogni volta viene proposto dagli analisti di questioni internazionali. Insomma: non certo un Paese da emulare per i grembiulini del WTO. Se tre indizi fanno una prova, qui di prove ce ne sono a bizzeffe. Inclusa la foto del massone stragista Anders Breivik, coi suoi guantini bianchissimi e pulitissimi e il suo completino nero lucido appena lavato e stirato.
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