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mercoledì 11 aprile 2012

Don Mazzi ma vai a fanc.....!

Diciamo la verità: fino ad un certo punto Don Mazzi era anche sopportabile. Certamente, spesso e volentieri modaiolo, ben appollaiato nei salotti del dolore che non esitano a fare i processi giudiziari davanti alle telecamere e a mostrare mammine piagnucolose, sempre ben stravaccato nelle poltrone che contano, quelle da prima serata che garantiscono il record di ascolti. Sempre presente, sempre pronto a dispensare le sue perle di saggezza, che potrebbero anche essere sopportabili, visto il servizio sociale che l’uomo ha ricoperto per anni, salvando molti giovani dall’alcol, dalla violenza e dalla strada. Sempre ben appollaiato con i nomi importanti della politica e della cultura italiana radical-chic.

Ci sono cose che si risolvono solo con un vaffanculo. L’ultima uscita di Don Mazzi è una tra queste. E tanti saluti al prete. Ché non ti viene nemmeno voglia di rispondergli, di argomentare qualcosa che non sia un sonoro vaffanculo. Perché cos’altro potresti mai dire ad uno che pubblicamente (dalle prime pagine dello squallidissimo pezzo di carta straccia denominato “Chi?” – il nostro don non si fa mancare proprio nulla di nulla: se c’è un microfono o una telecamera è tutto grasso che cola, per lui!) dichiara: “Basta soldi per salvare cani! Noi salviamo vite umane... Mando avanti quaranta strutture in tutta Italia e sei nel mondo. Quest’anno i bilanci piangono. Abbiamo debiti per 2 milioni di euro, perché i servizi pubblici, che dovrebbero aiutarci, non ci pagano dal 2004. Dicono che non ci sono soldi. Si va avanti grazie ai finanziamenti dei privati. Mi verrebbe voglia di mollare tutto, ma la fede mi dà forza per continuare”. Don Mazzi batte cassa, insomma, e spara la solita stronzata enorme del “Non spendiamo soldi per gli animali ma per gli uomini” che manda fuori di testa chiunque sia dotato di un minimo di intelligenza e sensibilità, e continua ad illudersi, come noi, che il cuore umano sia così grande e così capace da poter accogliere tutti i tipi di amore, incluso quello per gli animali, il quale spesso e volentieri ripaga molto più di quello per gli uomini, provare per credere.

Del resto non è che ci si possa aspettare grande amore animalista da un cattolico: sappiamo bene che le tre religioni principali, ebraismo, cristianesimo e islam – tranne qualche lodevole eccezione come San Francesco d’Assisi – hanno massacrato milioni di animali fin dalla loro nascita, e continuano tuttora. Del resto non fu proprio Gesù che, per festeggiare nell’ultima cena, mandò a sgozzare l’agnellino nel tempio-mattatoio?

Nessuno impone a Don Mazzi di spendere i suoi soldi e il suo tempo nei confronti degli animali. Ma se nessuno si permette di dire a lui quello che deve fare, dovrebbe smetterla di dare lezioni a tutti gli altri con quell’aria da saccente. Esiste anche una legge italiana – ma forse il Don Mazzi tra una apparizione da Mara Venier e una da Giletti deve essersene dimenticato – che impone di soccorrere gli animali feriti o in difficoltà. Se proprio il prete radical-chic deve fare i conti in tasca a qualcuno perché non li fa ai politici italiani? Oppure ai suoi superiori, che non hanno certo da invidiare il conto in banca di nessuno?

Continueremo a spendere le nostre energie e i nostri soldi come meglio crediamo, e continueremo a pensare che sia mille volte meglio salvare un cane con la leishmaniosi che cercare di redimere un assassino, un delinquente o un farabutto.

Apprezziamo Don Mazzi per quello che fa e per quello che ha fatto. Ma la smetta di dirci come ci dobbiamo comportare con le nostre energie e con i nostri soldi. Comincia a diventare ridicolo, oltre che fastidioso.

sabato 4 febbraio 2012

Sentiremo parlare del fracking

Gianfranco tesauro
MFL Lombardia

Non ne avevo mai sentito parlare prima di oggi. E' un moderno metodo di estrazione del gas che, pare, stia facendo miracoli (per le industrie estrattive, ovviamente). E sta facendo incazzare Greenpeace. Se ne sta parlando parecchio di questi tempi negli Stati Uniti, e potrebbe modificare in maniera determinante la geopolitica dei prossimi decenni. Nel giro di pochi anni farà degli Stati Uniti uno dei principali paesi produttori di gas al mondo. Ve lo immaginate? Il prezzo del gas potrebbe scendere, l'Europa potrebbe trovarsi a scegliere se acquistare gas dagli USA importandolo via mare o dalla Russia tramite i suoi gasdotti. Alcuni di questi in giro per il mondo potrebbero non valere più nulla. E come potrebbe la Russia, in uno scenario simile, con esportazioni calate, mantenere in equilibrio la sua bilancia commerciale? E quanto ne sarebbe ridimensionata la sua importanza militare?

Anche nel settore dell'estrazione del petrolio promette notevoli progressi. Se di progressi si può parlare. Ma in cosa consiste il fracking?

Brutalmente: si scava il pozzo e gli si iniettano all'interno migliaia di litri d'acqua, mischiata a ghiaia, sabbia, sfere di ceramica e composti chimici già catalogati come nocivi per l'uomo e l'ambiente, allo scopo di perforare i pozzi anche orizzontalmente aprendo delle vere e proprie fratture nel terreno. Il riempimento delle fratture con gli elementi poco sopra elencati provoca la risalita del gas a pressioni elevate e mantiene dilatati questi squarci nel terreno. Un passo da gigante nell'industria estrattiva, non c'è che dire. Obama è entusiasta; il fracking creerà un sacco di nuovi posti di lavoro e ridurrà la dipendenza energetica degli USA. Inoltre, considerate le nuove inestimabili fonti di gas a sua disposizione, il presidente mulatto potrà farsi bello con l'opinione pubblica in vista delle elezioni, bloccando lo sfruttamento del paradiso dell'Alaska e delle acque profonde del golfo del Messico, già devastato dalla Deepwater Horizon.

Solo che si stanno avvelenando le falde acquifere e buttando migliaia di litri d'acqua nel sottosuolo mentre milioni di uomini non ne hanno per soddisfare i bisogni primari. Ovvio che non si possono squarciare chilometri di terra senza farla tremare, ed ecco che i nostri eroi devono tenere monitorati i microsismi che stanno scatenando in giro per le coste dell'America del nord.

La Francia ha già vietato sul suo suolo l'uso di questo metodo, anche per non soffocare lo sviluppo del settore nucleare sul quale ha tanto investito negli ultimi decenni.

Interessante, no? Questa è, secondo gli analisti, una delle ragioni per cui il prezzo del petrolio non ha risentito più di tanto delle scaramucce di Hormuz e delle minacce più o meno serie dell'Iran. Probabilmente del fracking sentiremo parlare più spesso nei prossimi anni.

martedì 8 novembre 2011

Chi non ama gli animali non è Fascista


Due giorni dopo la pubblicazione dell’appello per salvare un povero gatto preso ad accettate, mi arriva questa mail: “ma perché non pensate all’italia e ai suoi problemi anzichè perdere tempo in queste cazzate!!????e voi siet fascisti? altro che gatti!!”

Aggiorniamo subito i camerati e i lettori con una triste notizia: il gatto non ce l’ha fatta: la crudeltà umana ha avuto la meglio anche sulla sua disperata voglia di vivere. A breve verrà fatto dal sottoscritto un conteggio di tutte le donazioni arrivate e, una volta pagate le spese veterinarie, se qualcosa avanzerà verrà resa a chi più ha dato.

A parte questo triste aggiornamento, che si rendeva doveroso, la mail di questo decerebrato non meriterebbe nemmeno un misero commento di due righe se non fosse che questo pensiero è ampiamente condiviso da una buona parte della popolazione (costantemente in diminuzione, per fortuna). Diremo poche cose a questo cialtrone. Gli consiglieremo, innanzitutto, di studiare la teoria germanica del Blut und Boden; e gli consiglieremo, ancora, di studiare tutti i provvedimenti legislativi e culturali presi dal Fascismo e dal Nazionalsocialismo in materia di animali, considerati in tutto e per tutto come degli esseri senzienti con dei diritti e non come oggetti di cui l’uomo possa disporre a proprio piacimento. Si legga, il lettore che ci accusa di perdere tempo e di non fare i Fascisti, le leggi sulla protezione degli animali varate in Germania nel 1933, e ci venga poi a dire che non siamo Fascisti.

Aiutare un povero gatto che ha subito su di se la crudeltà e la cattiveria dell’uomo è quanto di più Fascista ci possa essere. Con buona pace dei decerebrati e dei subanimali.

lunedì 31 ottobre 2011

Chiediamo il vostro aiuto

Amici e camerati, chiedo il Vostro aiuto.
Io e alcuni volontari cagliaritani abbiamo recuperato un gattino in fin di vita. La sua coda era stata tranciata di netto, perdeva molto sangue e aveva buona parte degli organi interni fuori. Non credo di esagerare dicendo che molto probabilmente il nostro intervento e quello dei veterinari gli ha salvato la vita. E’ stato medicato, disinfettato dal pus e dalle larve che aveva in enorme quantità. Non sappiamo se ce la farà a passare la notte di oggi e quella di domani. Ma Vi chiedo, nel caso vinca la sua battaglia (è un gattone forte!), di aiutarci economicamente con l’intervento chirurgico che molto probabilmente dovrà sostenere, che si aggira sui 200 euro. Se solo qualcuno tra i tanti di voi mettesse qualcosina, in base a quello che gli dice il suo cuore e le sue tasche, sarebbe bellissimo. Se vi mettete in contatto con me posso darvi il mio conto e inviarvi tutte le fatture che certificano regolarmente le spese sostenute. Se qualcosa avanza ovviamente vi renderemo ciò che avete dato in più.
Non abbiamo girato gli occhi davanti al male e davanti alla crudeltà umana. Abbiamo affrontato il male guardandolo dritto negli occhi. Chiediamo anche a Voi di fare lo stesso.
A Noi.

mercoledì 26 ottobre 2011

Pulcinella al referendum

PULCINELLA AL REFERENDUM (Pubblicato sul mensile “IL LAVORO FASCISTA” – GIUGNO 2011)

7 ottobre 2011

Anche questa è fatta! Il belante popolo di Pulcinella, dopo avere votato alle elezioni del mese scorso, si è nuovamente recato a pascolare presso i seggi elettorali, questa volta per dimostrare tutta la sua ignoranza referendaria, dopo avere mostrato al mondo intero la sua assoluta e totale ignoranza politica.
No, non chiamateci sostenitori di Berlusconi, siamo semplicemente fra i pochi italiani che tentano ancora di mettere in moto il cervello prima di parlare ed agire, e facendo questo, abbiamo compreso che se è il caso di liberarci da Berlusconi e soci, non è certo il caso di cadere dalla padella nella brace, sostituendo costoro con scimmie urlatrici e volgari quali Di Pietro e Grillo, oppure con residuati bellici dell’epoca sovietica come Bersani, Fassino, Ferrero, Pisapia… Certi italiani (e soprattutto certi finti camerati) mi ricordano quel marito del famoso detto popolare, il quale, per fare un dispetto alla moglie, pensò bene di evirarsi da solo!
Questo è accaduto alle ultime elezioni, ma ancora di più è accaduto con la celebrazione dei referendum di questo mese, ove abbiamo assistito alle tristissime e squallide scene offerte da certi sedicenti camerati, i quali hanno avuto l’ardire di trasformarsi negli Ascari di Di Pietro e soci, dapprima favorendo la raccolta di firme, poi recandosi disciplinatamente a votare come tanti pecoroni, ed infine celebrando la vittoria (dei rossi) con grida di giubilo e farneticanti comunicati sui loro inutili giornali ed ancora più inutili siti.
Una cosa sia ben chiara: noi del MFL-PSN non abbiamo fatto alcuna campagna pro o contro i referendum,semplicemente perché non amiamo trasformarci in lacchè ed Ascari di altre formazioni politiche, le quali gradirebbero i nostri sforzi sottobanco, ma sarebbero pronte a sputarci addosso, come di consueto, davanti alla stampa ed al grande pubblico.
Inoltre, non vedo perché dovremmo partecipare a dei riti cartacei dai quali le stesse forze che dovremmo sostenere, con il SI o il NO, fanno di tutto per eliminarci utilizzando tutto l’apparato burocratico – mafioso del quale dispongono… Viviamo un sistema elettorale marcio e corrotto, dove non abbiamo pieno diritto di elettorato passivo: perché mai dovremmo batterci per l’una o per l’altra casta di mafiosi antifascisti, seppure in un semplice referendum?
I Fascisti veri e seri quando non possono esprimersi e sostenere idee e candidati Fascisti, si astengono… Anche se, nel caso dei referendum, ciò non è un dogma, in quanto finché i quesiti non interessano i punti fermi della nostra ideologia e/o del nostro programma, ciascuno è libero di recarsi o meno a votare, purché non si faccia coinvolgere direttamente nella propaganda. Detto questo, e sottolineato che dal MFL-PSN non è mai arrivata altra indicazione di voto al di fuori dell’astensione, a giochi fatti, posso permettermi di dire che l’esito del referendum ha chiarito una volta di più quanto ignorante, incolto, disinformato e manovrabile sia il cittadino medio.
Vi dirò la verità: prima di questo referendum non ero un grande sostenitore del nucleare, ma dopo avere visto gli argomenti di quanti si sono prodigati per fare trionfare il SI, lo sono diventato… Già, perché al sottoscritto piace informarsi e ragionare sulle cose, invece di correre a votare come un cretino per fare dispetto a Berlusconi, o per fare una favore a Di Pietro e Bersani…
Così, mentre legioni di indegni sinistri strumentalizzava la tragedia del terremoto e del conseguente tsunami in Giappone, milioni di coglioni italici, da buoni Pulcinella, correvano a votare per difendersi dalla truce energia nucleare che tante vittime miete… Ma i lettori (e mi riferisco soprattutto ai tanti camerati sensibili alle sirene di certi ecologisti all’amatriciana) si sono mai presi la briga di documentarsi? Se lo avessero fatto, avrebbero scoperto che la prima centrale nucleare ad entrare in funzione nel mondo fu la centrale di Calder Hall, in Inghilterra, che venne inaugurata nel lontano 1956. Sono, dunque, trascorsi 55 anni… In questo lasso di tempo, quanti disastri nucleari che hanno generato morti e feriti ci sono stati nel mondo? La risposta è uno: Chernobyl, nell’odierna Ucraina, all’epoca facente parte del criminale impero Sovietico… E questo disastro, ripeto, unico, venne causato dall’idiozia di ottusi burocrati comunisti ed ampliato dalla criminale volontà comunista di nascondere il tutto, lasciando così morire migliaia di persone inviate nei pressi della centrale… Senza dimenticarsi quanti morirono in seguito a causa delle radiazioni.
Ed invece, parlando di forme di energia non nucleari? Quanti disastri e morti possiamo contare?
Anche in questo caso, con una breve ricerca su Google si ottengono informazioni interessanti:

“Il disastro ambientale della piattaforma petrolifera “Deepwater Orizon” della BP è stato uno sversamento massivo di petrolio nelle acque del Golfo del Messico in seguito ad un incidente riguardante il “Pozzo Macondo”, posto a oltre 1.500 metri di profondità.
Lo sversamento è iniziato il 20 aprile 2010 ed è terminato 106 giorni dopo, il 4 agosto, con milioni di barili di petrolio che ancora galleggiano sulle acque di fronte a Louisiana, Mississippi, Alabama e Florida, oltre alla frazione più pesante del petrolio cheha formato ammassi chilometrici sul fondo marino. Ha causato undici morti. E’ il disastro ambientale più grave della storia, avendo superato di oltre dieci volte per entità quello della petroliera “Exxon Valdez” del 1989. Pertanto, spesso ci si riferisce a questo disastro con l’espressione “Marea nera”. Esso avrà nel breve e medio periodo gravi effetti sulla numerosa popolazione locale: intensificazione di malattie respiratorie, patologie della pelle e tumori di vario tipo. Inoltre avrà conseguenze nefaste nella catena alimentare per l’accumulo di idrocarburi. Milioni di animali sono morti: pesci, squali, tartarughe marine, delfini, capodogli, tonni, ecc. ma anche molte specie di uccelli delle rive, migratori e pellicani.
Questo è l’ultimo grave incidente petrolifero. Altri incidenti gravi sono stati ormai dimenticati, eppure hanno causato migliaia di vittime. Come quello di Warri, in Nigeria, nel 1998, dove la perdita di un oleodotto provocò una enorme esplosione ed un incendio che costarono la vita di oltre 500 persone. O a Seul, nel 1994, quando nell’incendio e successiva esplosione di diversi serbatoi di carburante morirono altre 500 persone. O a Durunkha, Egitto, sempre nel 1994, dove un fulmine colpì un deposito di petrolio facendolo saltare in aria e uccidendo oltre 600 persone. O ad Asha Ufa, in Siberia, nel 1989, con l’esplosione di un oleodotto che causò più di 600 vittime. Analogo incidente era accaduto a Cubatao, in Brasile, nel 1984, con paragonabile bilancio di morti. E altri disastri gravissimi ancora, caduti nel dimenticatoio, che si sono ripetuti anche con una certa frequenza. Nessuno, in questi disastri, si è però curato di controllare le sostanze cancerogene emesse nell’atmosfera, né di calcolare le vittime presunte a distanza di tempo.
Anche il carbone è responsabile di gravi incidenti. Se ne parla poco o nulla, ma il carbone, in assoluto, è la fonte di energia che provoca più morti: circa 10.000 l’anno, senza contare le vittime differite che si ammalano di silicosi e che sono molte centinaia di migliaia. Sono soprattutto incidenti che si verificano nelle miniere e che, naturalmente, coinvolgono solo gli addetti ai lavori, non la popolazione generale. Per l’estrazione del carbone, nella sola Cina, circa 5mila lavoratori muoiono ogni anno.
E il gas naturale? Nel 1984 a San Jaunito, in Messico, esplosero diversi serbatoi di gas liquido uccidendo sul colpo 550 persone e ferendone 7mila. Ben 300mila abitanti furono evacuati. Un enorme serbatoio venne scagliato a oltre un chilometro di distanza. Tuttavia nessun rilevamento venne eseguito nella zona del disastro e nell’atmosfera, per misurare le sostanze cancerogene sprigionate dalla combustione incontrollata di milioni di metri cubi di gas e di altri materiali presenti(metalli, plastica, vernici, solventi ecc.). Neanche sono state valutate le vittime differite o presunte per aver inalato dosi dei micidiali fumi dell’incendio. E dopo poco 25 anni, nessuno si ricorda dell’incidente di San Juanito, anche se come numero di morti fu 10 volte superiore a quello dell’esplosione della centrale nucleare di Chernobyl nel 1986(che invece tutti ricordano benissimo).
Anche nelle energie rinnovabili, come l’idroelettrico, ogni tanto succede qualche catastrofe. Un esempio che vale per tutti e che ormai fa parte della storia del nostro Paese: la tragedia del Vajont con quasi 2mila morti. Quello del Vajont è stato uno dei disastri più gravi nella storia degli impianti idroelettrici. La terribile catastrofe dell’ottobre 1963 fu provocata non dal cedimento della diga, che invece tenne bene, ma da una frana che cadde nel bacino pieno d’acqua. L’onda, alta più di 200 metri, sollevata dal pezzo di montagna scivolato, a 100 chilometri orari, nell’acqua, scavalcò la diga e precipitò sui paesi a valle, in particolare su Longarone, radendoli al suolo. Incidenti alle dighe continuano a verificarsi in tutto il mondo, di uno all’anno in media. (…) Se poi dobbiamo parlare di inquinamento dovrebbe essere assai noto il ruolo devastante (gas serra, buco dell’ozono, variazioni climatiche, atmosfera tossica irrespirabile per gli elementi inquinanti) dei combustibili fossili, soprattutto petrolio che con i suoi derivati da’ energia al gigantesco traffico automobilistico e dei trasporti a livello mondiale (circa 3miliardi di veicoli circolanti), causando direttamente e/o indirettamente milioni di morti l’anno nel pianeta per malattie polmonari, cardiocircolatorie e tumori”.

Ordunque, miei cari Pulcinella italioti, dato che i morti si contano a centinaia di migliaia nei disastri causati da centrali idroelettriche, carbone, pozzi petroliferi e gas, come mai tremate di paura davanti ai possibili effetti di un disastro nucleare? E come mai tuonate contro l’inquinamento relativo, senza neppure sapere che il nucleare è una forma di energia assolutamente pulita? Lo dico io? Nossignore!

“Comunque anche Moore, fondatore di “GREENPEACE” ed ecologista convinto, in occasione dell’incontro a Roma con Chicco Testa ha dichiarato: “L’energia nucleare è importante dal punto di vista ambientale perché non produce inquinamento atmosferico”. Inoltre “costa meno rispetto al solare e all’eolico ed è sostenibile”.

Ecco quindi che i profeti di sventura che vanno per la maggiore in Italia e quelli che oggi esultano per l’esito del referendum non meritano altro che l’appellativo di coglioni! Coglioni che si fanno terrorizzare dal disastro di Fukushima senza arrivare a capire che un simile evento è accaduto per la prima volta nella storia del mondo, ma soprattutto che a tutt’oggi i problemi avuti dalla centrale nucleare hanno creato un paio di morti, mentre il crollo della diga che alimentava la limitrofa centrale idroelettrica ha causato migliaia di morti!
Già il primo referendum sul nucleare speculò su Chernobyl per convincere i Pulcinella nostrani a rifiutare il nucleare, creando così i presupposti per una Nazione assolutamente incapace di rendersi autonoma dal punto di vista del fabbisogno energetico, e costretta ad essere schiava dei Paesi vicini, come la Francia, che ci vendono la loro energia nucleare a caro prezzo. Non a caso la bolletta dell’energia elettrica costa agli italiani dal 30 al 50% in più di quanto costi ai francesi…
Ma se anche per un attimo volessimo dare credito alle nostre Cassandre rosso – verdi, che piagnucolano sulla pericolosità del nucleare, vi basterà guardare la cartina qui sotto…

Ebbene, l’Italia è stretta fra ben 439 centrali nucleari presenti in quasi tutti i Paesi civili d’Europa, molte delle quali sono addirittura a ridosso dei nostri confini, come le centrali francesi e slovene! Già il fatto che quasi tutte le Nazioni abbiano optato per il nucleare da decenni, mentre gli oscurantisti nostrani pensano ancora a petrolio e carbone, la dice lunga sull’eterna mania degli italioti di sentirsi i più furbi di tutti… Eh già, siamo così furbi da rifiutare il progresso ed un’energia pulita ed a basso costo per paura di non meglio precisate conseguenze, ma non ci rendiamo conto che siamo sottoposti comunque a quelle stesse conseguenze, in quanto eventuali scorie nucleari derivanti da un’improbabile incidente non si fermerebbero certo alla frontiera per esibire i passaporti!
Ed ecco, in estrema sintesi, l’imbecillità dell’italico Pulcinella: ci godiamo allegramente tutti i rischi del nucleare, mentre lasciamo che siano solo i nostri vicini più lungimiranti a godere dei profitti!
Il massimo danno con il minimo sforzo, è proprio il caso di dirlo! La seconda cartina che pubblichiamo è ancora più illuminante: le centrali nucleari francesi sono a circa 180 chilometri dal confine con l’Italia, indi, in caso di catastrofe nucleare, è molto più probabile che crepino gli abitanti di Torino e dintorni che non i parigini…

Ma ciò non turba i sonni di Di Pietro, Vendola, Bersani edei tanti cialtroni della cosiddetta “area”, ridottisi al ruolo di noglobal di complemento pur di fare dispetto alla destra berlusconiana!
E dire che il Fascismo lasciò la sua impronta indelebile sull’Italia proprio grazie al progresso ed alle opere pubbliche create… Il Ventennio Fascista fu un periodo irripetibile nel quale sorsero come funghi strade ed autostrade, porti e stazioni ferroviarie, stadi ed impianti sportivi, ponti ed infrastrutture varie, nonché città e terreni coltivabili dalle malsane paludi pontine… Ed oggi, certi loschi individui che fingono di essere Fascisti senza esserlo, si appiattiscono sulle posizioni oscurantiste ed antiprogresso dei soliti comunisti che dicono NO a tutto, dal nucleare alle discariche, passando per ferrovie e ponti!
Oltre tutto, trovarsi fianco a fianco con un infame individuo come Bersani, che arriva smentire le sue stesse idee per danneggiare Berlusconi, è cosa oltremodo stomachevole… Già, perché sapete cosa scriveva Bersani sul suo inutile libro “Per una buona ragione” a pagine 89?

“L’Italia, per risolvere i problemi dell’energia, deve smantellare il vecchio nucleare e partecipare allo sviluppo del nuovo nucleare pulito, avvicinando la quarta generazione”.

Ed ancora, a proposito dell’altro referendum sull’acqua che ha visto i rossi terrorizzare i Pulcinella italici, convinti di essere depredati dal diritto ad usare l’acqua:

“Il pubblico deve avere il comando programmatico dell’intero processo di distribuzione e le infrastrutture essenziali come le dighe, i depuratori, gli acquedotti devono essere sotto il pieno controllo pubblico ma ciò non vuol dire che il pubblico non possa affidare ai privati parti di gestione del ciclo, ovviamente dopo regolare gara e con un’autorità indipendente che vigili costantemente sul rapporto tra capitale investito, tariffe per il consumatore e remunerazione”

Capito, cari sedicenti Camerati, chi è il vostro nuovo alleato? L’ennesimo alfiere del “contrordine compagni”!
Ma c’è ancora un pensiero che mi tormenta quando si parla di nucleare: come mai questo popolo di coglioni e di Pulcinella ha tanta paura del nucleare “buono”, ovvero quello usato per scopi civili, per spezzare le catene che ci legano ad una dipendenza energetica vergognosa da altri Paesi e da fonti di energia altamente inquinanti, mentre nulla ha da dire a proposito del nucleare militare, ovvero quello usato dai criminali USA sul nostro suolo patrio all’interno delle ben note basi di occupazione presenti?
Eh già, perché caso mai qualcuno non lo sapesse, in Italia ci sono ben 113 basi di occupazione USA o NATO (gestite comunque dagli USA), in molte delle quali stazionano più o meno segretamente armamenti nucleari, pericolosissimi in sé, ed altrettanto pericolosi in quanto legittimi bersagli di altre potenze in caso di guerra.
Eppure, nessun Pulcinella italico si strappa i capelli, né scende in piazza per chiedere la chiusura di queste basi; sarà forse vero quello che mi hanno detto molti amici sardi, cioè che le basi USA sono una manna perché portano “lavoro” (ai becchini?) in Sardegna? E dire che proprio i sardi si sono rivelati i più contrari alla presenza di centrali nucleari italiane sul loro suolo… Sì, dunque, agli USA, no all’Italia: perché non facciamo in modo che gli USA annettano la Sardegna? Con quello che costano a tutti gli italiani le Regioni autonome, non sarebbe una brutta idea!

Carlo Gariglio

www.fascismoeliberta.it

venerdì 16 settembre 2011

Perchè la sperimentazione animale esiste ancora?

Pubblichiamo di seguito un interessante articolo, sintetico ma allo stesso tempo dettagliato, sulla sperimentazione animale.

Fonte: http://www.novivisezione.org/info/perche_si_fa_vivisezione.htm

I motivi del persistere della vivisezione, secondo la National Anti-vivisection Society degli USA.

Riportiamo la traduzione dell'interessante articolo Why Scientists Defend Animal Research, che spiega le ragioni per cui la sperimentazione animale continua ad esistere.

Perché gli scienziati difendono la sperimentazione animale

Gli antivivisezionisti hanno due importanti argomentazioni per motivare la loro opposizione alla sperimentazione animale: quella etica e quella scientifica. Alla luce di entrambe queste prospettive è facile dimostrare quanto la vivisezione sia crudele e inadeguata e come rappresenti uno spreco di tempo, denaro e risorse che potrebbero essere meglio impiegate per alleviare la sofferenza umana.

Perché, allora, certi ricercatori continuano ad effettuare e difendere la sperimentazione su animali, alla luce di queste incontrovertibili evidenze, che provengono anche dall'interno dello stesso mondo scientifico, e continuano con questi studi che danno risultati di nessun valore? Le risposte sono molte e diverse ma si possono ricondurre ad un'unica ragione di fondo: i soldi.

Malgrado sia dimostrato che la sperimentazione animale è una metodologia sbagliata, essa continua perché è di interesse economico per gli scienziati, e per un gran numero di altre entità coinvolte: università, industrie farmaceutiche, riviste scientifiche, allevatori, avvocati e mezzi di informazione. Tutti quanti traggono un guadagno, diretto o indiretto, dalla ricerca su animali e quindi hanno un concreto interesse nel mantenere lo status quo.

Considerate il ricercatore la cui sicurezza del posto di lavoro e il cui prestigio si basano sul numero di articoli scientifici che pubblica. Si parla di sindrome del "pubblica o muori" e questo vale per le istituzioni scientifiche di ogni paese. Non è importante la qualità della ricerca, ma piuttosto la quantità. Quanti più articoli un ricercatore pubblica, tanto più egli garantisce la sicurezza della propria posizione. Un ricercatore che non pubblica abbastanza rischia di non passare di ruolo o andare incontro alla disoccupazione, e non dimentichiamo che la competizione in questo campo è feroce: vengono accettate non più del 15% di tutte le ricerche proposte.

Gli scienziati sono spesso posti su un piedestallo, esaltati per la loro intelligenza e loro capacità di indagine. Ma anche loro hanno bollette da pagare e una famiglia da mantenere; gli esperimenti su animali garantiscono la sicurezza economica e avanzamenti di carriera. A differenza della ricerca clinica (che si basa sui dati ricavati dall'osservazione degli esseri umani), la sperimentazione su animali permette di ottenere risultati in tempi brevi e con minor sforzo. Si stima che per ogni articlo scientifico che un ricercatore clinico può produrre, un ricercatore su animali ne può produrre cinque. Questo perché la ricerca su animali richiede meno tempo: la vita degli animali (specialmente dei roditori) è molto più breve di quella umana e le malattie si sviluppano di conseguenza più in fretta.

Spesso i ricercatori scelgono la strada più facile in assoluto: partono da un 'concept', un'ipotesi di lavoro già nota, modificando un qualche elemento (per esempio ripetere lo stesso esperimento su una specie diversa o variare un po' il dosaggio) al solo scopo di giustificare un altro studio. Si tratta della normalità, e il risultato è un numero enorme di studi virtualmente uguali. Addirittura, spesso queste ipotesi di lavoro sono già state verificate sulla base di dati ricavati dagli esseri umani (è il caso eclatante della miriade di studi su animali degli effetti del fumo di sigaretta, che continuano tutt'ora).

Sebbene sia il profitto la motivazione principale che spinge i ricercatori a condurre esperimenti su animali, non si tratta solo di questo.
C'è anche l'inerzia.
Le persone e la società in generale tendono ad opporsi al cambiamento. Se abbiamo sempre fatto una cosa in un certo modo è improbabile che cerchiamo un'altra strada, a meno che non accada qulcosa di catastrofico che ci impone di cambiare. Molti "scienziati" sono legati alla tradizione e questa considera l'uso degli animali nella ricerca un metodo appropriato. Le grandi istituzioni accademiche premiano il conservatorismo piuttosto che l'innovazione, e così il pensiero creativo non è generalmente benvenuto nei "salotti buoni" della scienza. Gli scienziati che si rendono conto della completa inutilità della sperimentazione animale sono messi a tacere, e chi rifiuta questa censura mette la propria carriera in grave pericolo.

Un'altra ragione della continuazione della sperimentazione animale sta nell'ego umano. Chi ha effettuato esperimenti su animali, ha pubblicato centinaia di articoli. Ha consolidato un'immagine di sè stesso come "ricercatore sul modello animale". Smascherare il non-valore delle loro pubblicazioni significa far crollare la loro autostima. Molta gente non intende permettere che ciò accada.

I medici spesso sostengono la sperimentazione animale per pura abitudine. Nelle facoltà di medicina hanno imparato a "memorizzare", non a pensare in modo critico o a studiare la storia della loro professione. I medici che lavorano per gruppi di interesse come gli ospedali universitari, saranno portati a sostenere la linea dei loro "datori di lavoro", che lucrano milioni di dollari ogni anno dalla ricerca sugli animali. Esiste poi una significativa distanza tra coloro che fanno ricerca sugli animali e i medici che curano effettivamente le malattie. In medicina la mano destra non sa cosa fa la sinistra; vi è una separazione tra il lavoro di medico e ciò che viene insegnato nei primi 2 anni di scuola dai ricercatori su animali.

Ai medici viene insegnato che tutti i progressi derivano dalla sperimentazione sugli animali, ed è questo che essi ripetono meccanicamente durante la loro carriera. Il medico tipo non ha o non trova il tempo per andare a verificare quale sia la reale origine dei progressi della medicina. Nella sua pratica da professionista, il medico difficilmente avuto modo di mettere il discussione la sperimentazione animale, e negli anni di università si è trovato immerso in un clima che non era certo favorevole alla messa in discussione dell'autorità.

Werner Hartinger, un chirurgo della Germania occidentale, nel 1989 ha dichiarato: "In effetti, ci sono solo due categorie di medici e scienziati che non si oppongono alla vivisezione: quelli che non ne sanno abbastanza, e quelli che ci guadagnano dei soldi".

Alcuni ricercatori che usano animali sono troppo lontani dalla pratica clinica sui pazienti. Sono ingenui. Molti non hanno contatti giornalieri coi pazienti, non vedono la disconnessione tra quello che fanno in laboratorio, e quello che in realtà funziona nella pratica clinica.

Un altro motivo per cui si continua con la sperimentazione animale è il senso di colpa. Sentiamo a volte dire: "Se quello che dici è vero, allora perché ho ucciso tutti quegli animali?" Molte persone amano gli animali, o credono di amarli, comprese alcune di quelle che fanno sperimentazione. Costoro sono convinti in buona fede di fare "la cosa giusta" e se si rendessero conto che così non è soffrirebbero di un grave senso di colpa.

Seguiamo la traccia dei soldi...

Proviamo ora a seguire il cammino dei soldi a partire dalle case farmaceutiche. Quando una compagnia sviluppa un nuovo composto che potenzialmente può avere effetti terapeutici per gli umani, vengono finanziati (con milioni di dollari) degli istituti di ricerca accademici per studiare il farmaco attraverso ricerche su animali. Se il composto passa i test animali, si procede con i test clinici e infine si approda al mercato dove si generano incredibili profitti per queste case farmaceutiche.

I test su animali vengono usati per poter passare velocemente alle prove cliniche, garantendo al contempo una copertura legale alle aziende farmaceutiche. Questi test vengono usati come prova, a favore o a discapito a seconda delle convenienza, quando ci sono delle cause legali contro le case farmaceutiche (o contro lo stato) in conseguenza di qualche effetto collateralo imprevisto dei farmaci messi in commercio. I test su animali servono cioè a proteggere le compagnie in caso di azioni legali, per evitare un risarcimento danni che potrebbe comportare un enorme dispendio di denaro.

Inoltre, ricercatori e case farmaceutiche alimentano il mercato dei fornitori, cioè tutte quelle aziende che a vario titolo forniscono prodotti e servizi per la sperimentazione, ad esempio quelle che allevano gli animali destinati alla vivisezione e quelle che producono le attrezzature (gabbie, strumenti di contenzione, ecc.). Molti direttori di riviste scientifiche sono interessati alla sperimentazione animale in quanto questa garantisce un regolare flusso di materiale da pubblicare. Traggono profitto dal creare un numero sempre maggiore di riviste, le quali a loro volta producono guadagni sotto forma di pubblicità (di case farmaceutiche e di aziende fornitrici).

A fronte dei pochi beneficiari di questa rete di profitti, si contrappone la vasta la schiera dei perdenti. Un enorma numero di animali condannati ad un destino crudele. Malati che potrebbero beneficiare di una cura che viene invece ritardata dalla macchina della sperimentazione animale, la quele finisce per renderli vittime essi stessi come gli animali. I soldi delle tasse dei cittadini che vengono sprecati nella sperimentazione su animali finanziata dal governo, mentre vengono tagliati molti programmi utili per mancanza di fondi.

Si definisce cospirazione un accordo volto a compiere azioni illegali, infide o malvage; un accordo tra 2 o più persone al fine di commettere un crimine. Questa non è una cospirazione. La ricerca su animali è dovuta alle stesse cause che hanno fatto del male all'umanità per millenni: avidità, egoismo, ignoranza e paura.

sabato 18 dicembre 2010

Non date i vostri soldi ai boia

In questi giorni ben pochi di voi saranno riusciti a non farsi travolgere dal vero e proprio can can mediatico, anche e specialmente sulla rete RAI, che in pieno clima di feste natalizie sponsorizza, con tanto di trasmissione no-stop su Raiuno, la raccolta fondi organizzata da Telethon.

Anche questo Natale, come ogni anno, il regime mediatico italiano si mobilita in massa per cercare di convincerci a donare soldi a questa fondazione, Telethon per l’appunto, che si occupa di studiare e guarire le malattie genetiche.

Quello che in pochi sanno, però, è che questa fondazione conduce le sue ricerche e i suoi esperimenti servendosi in gran parte della sperimentazione animale, vale a dire la vivisezione. Ovvero quella pratica barbara e crudele che fa si che nei laboratori italiani, anche con i soldi di Telethon e donati a Telethon, ogni anno migliaia e migliaia di animali vengano crudelmente torturati ben oltre i limiti della barbarie, e ciò al solo scopo di condurre delle ricerche mediche che costituiscono una vera e propria miniera d’oro per le industrie ma che, illustri studi medici pubblicati anche su riviste specializzate e autorevoli lo confermano, ben poco hanno contribuito a guarire una qualsiasi malattia dell’uomo. L’inutilità della sperimentazione animale è, per chi abbia avuto la voglia di informarsi un minimo riguardo a questo tema, un fatto acclarato e verificato; e questo perché la sperimentazione animale parte da una base fondamentalmente non scientifica: la premessa che le scoperte che vengono fatte sugli animali valgano anche per l’uomo. Cosa ancora tutta da dimostrare.

Non date i vostri soldi ai boia. Non date i vostri soldi a chi li utilizzerà per torturare animali con scariche elettriche, malattie causate artificialmente, per mutilarli, per ucciderli tra atroci sofferenze. Destinate le vostre attenzioni a quegli istituti che compiono i propri studi non utilizzando la sperimentazione animale. Date un’occhiata più accurata agli scaffali dei supermercati quando cercate la vostra lozione per capelli o il vostro bagnoschiuma, e privilegiate chi fabbrica prodotti non testati su animali: ci sono, esistono, sono ottimi prodotti e spesso costano quanto e addirittura meno di tanti altri prodotti ben più blasonati. Prendetevi la soddisfazione di colpire gli assassini e i boia nel loro punto nevralgico, quello per loro più sensibile: il soldo. Non date i vostri soldi ai boia. Non dateli a Telethon.